Una situazione particolare quella del nostro Paese, che oltre a essere fanalino di coda in Europa per l'uso degli anticoncezionali orali, ha anche un tasso di aborti volontari tra i più bassi. Un paradosso che fa parlare i medici di "caso Italia"
Sono passati 41 anni da quando la pillola contraccettiva è arrivata in Italia, eppure continua a essere poco amata e usata dalle donne italiane: solo il 16% infatti la adopera, preferendo invece coito interrotto e preservativo. Una situazione particolare quella del nostro Paese, che oltre a essere fanalino di coda in Europa per l’uso dei contraccettivi orali, ha anche un tasso di interruzioni volontarie di gravidanza (10,1 contro il 20,8 della Spagna) tra i più bassi, così come molto esiguo è il numero di figli messi al mondo (1,39 per donna in età fertile contro l’1,96 della Francia). Un paradosso che sorprende gli stessi medici, che hanno discusso del ‘caso Italia’ a Berlino in occasione di un recente summit per i 50 anni della pillola in Europa.
LA PAURA DI INGRASSARE – E spesso il rapporto con il contraccettivo ormonale è difficile. Una donna su quattro infatti si dimentica di prenderlo in media due volte al mese e il 37% lascia la pillola per disturbi o problemi nel 71% dei casi. Un vero ‘tarlo’ per le donne è il timore di prendere peso o di avere ritenzione idrica, anche se da tempo i medici non fanno altro che assicurare che questi effetti indesiderati sono oggi superati grazie a dosaggi ridotti e ormoni come il drospirenone, attualmente il più usato al mondo.
“PENULTIMI IN INNOVAZIONE” – Non sorprende quindi, come hanno rilevato i ginecologi italiani riuniti a Montecatini Terme, che l’Italia sia il penultimo Paese in Europa per innovazione dei metodi contraccettivi. ”L’Italia non ha ancora sostituito i metodi contraccettivi tradizionali, come il preservativo e il coito interrotto, con quelli più tecnologici ed efficaci disponibili – spiega Massimo Moscarini, presidente dell’Associazione dei ginecologi universitari italiani (Agui) – Una situazione che pone il nostro Paese in una posizione di forte ritardo rispetto agli altri a sviluppo demografico avanzato”.
Ma se le italiane e gli italiani, nonostante la nomea di latin lover, sono così ignoranti e inesperti in materia, la colpa è anche delle famiglie e delle istituzioni. Il sesso continua a rimanere un argomento tabù, visto che una famiglia su tre non ha mai affrontato il tema e due terzi dei genitori hanno difficoltà a parlarne con i figli, soprattutto per imbarazzo. A questo si sommano le scarse conoscenze che gli adulti hanno della materia, come rileva un sondaggio della Sigo, da cui emerge che solo il 12% sa che la pillola è sicura praticamente al 100%, mentre il 46% crede che vada prescritta solo alle ragazze maggiorenni, il 25% confida nei metodi naturali come opzione valida per i giovanissimi e il 22% non ritiene che il preservativo sia una protezione efficace contro le malattie sessualmente trasmissibili.
Del resto bisogna pensare che è del 1910 la prima proposta di legge che tentò di introdurre nelle scuole italiane l’educazione sessuale come materia scolastica: non passò, e da allora le cose non sono cambiate, visto che le lezioni su procreazione e contraccezione vengono lasciate al buon cuore di presidi e insegnanti nelle scuole. E i risultati si vedono.