Sessantadue anni, investigatore in ogni parte d'Italia, dirigente regionale in Emilia Romagna della Criminalpol dal 1993. Negli anni ottanta ha indagato in prima persona sui casi di rapimento Fantazzini, Dall'Orto e Silocchi
È una carriera, quella del funzionario della polizia di Stato, che a lungo lo ha visto nel ruolo di investigatore in tutta Italia. E una porzione, durata 16 anni, l’ha trascorsa a Bologna, dove è giunto nel gennaio 1978 venendo assegnato alla squadra mobile. Prima è stato alla narcotici e poi è passato alla sezione omicidi scalando i gradini della gerarchia interna. E nel 1986 c’è un ulteriore passaggio. In quell’anno, infatti, passa alla Criminalpol dell’Emilia Romagna assumendo il ruolo di funzionario addetto (di fatto il numero due) e quindi, l’11 gennaio 1993, ne diventa dirigente.
Qui si è occupato a lungo dei sequestri di persona che si susseguirono alla fine degli anni Ottanta. Tra quelli, ha seguito il caso di Alessandro Fantazzini, rapito a 28 anni il 19 gennaio del 1986 e mai più ritrovato (è rimasta celebre la figura della madre del ragazzo, Renata Gaiba, che ha continuato a cercare il figlio fino alla sua morte, avvenuta 12 maggio 2012). E poi c’è stato il caso di Reggio Emilia, con la sparizione di Silvana Dall’Orto, liberata il 1 maggio 1989 dopo essere rimasta più di 6 mesi nelle mani dell’anonima sarda.
Inoltre Gaetano Chiusolo ha investigato anche sul rapimento di Mirella Silocchi, la donna allora cinquantenne catturata il 28 luglio 1989 nella sua villa a Stradella di Collecchio, in provincia di Parma. L’ostaggio, moglie dell’industriale del ferro Carlo Nicoli, verrà assassinato. E in sede d’indagine la responsabilità verrà addossata – partendo da un’idea del questore Umberto Improta, divenuto noto perché nel 1969, in corrispondenza degli attentati milanesi del 12 dicembre, tra cui quello di piazza Fontana, e di quelli di Roma, stava all’ufficio politico della capitale – a una organizzazione eterogenea. Si cercò infatti un gruppo composto da pastori sardi, malavitosi calabresi e siciliani e anarchici italiani e stranieri. Proprio questo fronte d’indagine ha portato Chiusolo spesso a lasciare l’Emilia Romagna tra il 1989 e la metà del 1991. E lontano ne è stato fino alla conclusione di un’operazione condotta a Roma contro la componente politica della banda ritenuta responsabile del sequestro Silocchi.
Anno simbolico che decreta la fine della stagione dei sequestri in Emilia Romagna è il 1992 e a quel punto è già in corso da un pezzo un’altra stagione, quella della Uno bianca, gruppo di killer composto per la quasi totalità da poliziotti e che fino alla fine della sua parabola criminale, nel novembre 1994, compirà rapine e omicidi uccidendo 24 persone. Anche di questo frangente su occupa Chiusolo nel periodo della Criminalpol. E altrettanto deve fare per i frangenti derivati dalla vicenda dei killer in divisa, come la banda delle Coop, ritenuta per un periodo responsabile dei crimini compiuti dagli uomini della Uno bianca.
Il 5 agosto 1994, poi, arriva il trasferimento a Roma e in Emilia Romagna, a Ravenna e poi Parma, ci tornerà come vicario e come questore avvicendando nel frattempo altre città come Firenze e Brescia. Quindi, nel corso del tempo, ci sono stati l’ispettorato del Vaticano e quello degli Interni, presso cui si è occupato dei servizi di scorta ai ministri e al capo della polizia di Stato. Nel 2008 si è insediato alla direzione centrale dei servizi antidroga, dove è rimasto 3 anni, quando la normale turnazione dei corpi di polizia ha visto l’avvicendamento con la guardia di finanza. Lo scorso anno, con la nomina a prefetto, è giunta infine la direzione dell’ufficio centrale ispettivo presso il dipartimento di pubblica sicurezza.