Dalla settimana scorsa sappiamo che il ministro dello Sviluppo è indagato dalla Procura di Biella per le presunte irregolarità fiscali del gruppo Intesa. I fatti risalgono al 2006-2007 e l’istituto di credito ha già pagato oltre 200 milioni per chiudere la vertenza con l’Agenzia delle Entrate. Resta aperto, invece, il fronte dell’indagine penale. Ieri il nostro giornale ha rivelato che un’altra inchiesta, partita da Verbania e approdata a Milano, riguarda il ruolo svolto dalla banca lussemburghese di Intesa nel riciclaggio del tesoretto di oltre 200 milioni di euro accumulato all’estero, in nero, dai Giacomini, una famiglia di imprenditori piemontesi.
Marco Bus, forse il manager più importante della rete estera di Intesa, è indagato per concorso in riciclaggio. Secondo i pm, Bus avrebbe in qualche modo collaborato a far perdere le tracce di una montagna di soldi frutto di evasione fiscale. Nelle carte dell’indagine si legge di “sospette complicità” nell’istituto di credito. I vertici della banca milanese sono stati informati di queste operazioni ora al vaglio della magistratura? Passera che cosa sapeva del prestito di 124 milioni concesso ai Giacomini dalla filiale lussemburghese di Intesa?
Sarebbe opportuno che su argomenti delicati come questi il ministro battesse un colpo. Non basta liquidare la faccenda con un laconico “per me ha già commentato la procura”, come Passera ha fatto l’altroieri con un cronista delFattoquotidiano.it che lo interpellava sull’indagine fiscale di Biella. Non si tratta qui di chiedere le dimissioni di un ministro. E tantomeno di fare il processo a un ex banchiere. Basterebbe qualche spiegazione. Chiediamo troppo?
Il Fatto Quotidiano, 8 Luglio 2012