Andrea Antonini, consigliere del XX Municipio di Roma e vicepresidente di CasaPound Italia, potrebbe essere processato a breve per aver favorito, secondo l’accusa, la latitanza di uno spacciatore internazionale, Mario Santafede, arrestato a Barcellona nel 2008 e tra i 100 ricercati più pericolosi d’Italia. I reati contestati ad Antonini sono favoreggiamento personale e falso materiale.
La procura capitolina ha concluso le indagini preliminari su Antonini e su un altro indagato, Pietro Casasanta. Secondo il pm Luca Tescaroli, Casasanta e Antonini avrebbero permesso che al malvivente venisse fornita una carta d’identità intestata a un terzo, Filippo Lo Brutto, in modo da depistare eventuali controlli da parte delle forze dell’ordine. I due avrebbero testimoniato davanti agli impiegati del Municipio, per confermare l’identità, poi rivelatasi falsa, dello spacciatore. Il documento con le false generalità venne trovato in possesso di Santafede al momento dell’arresto.
Intanto Antonini tiene a precisare che “sul caso Santafede, nel quale io e Casasanta non siamo né più né meno che parte lesa, sono già stato sentito due volte dagli uomini del Gico (Gruppo di investigazione sulla criminalità organizzata, ndr), ai quali ho raccontato tutta la verità. Evidentemente non è bastato. Ove ve ne sia la necessità, la ribadiremo dunque in sede giudiziaria”. Quindi il vicepresidente del movimento politico diffida “chiunque dall’accostare in modo improprio i nostri nomi e quello di Casapound a questa vicenda”.
Nell’aprile 2011 Antonini venne gambizzato in via Flaminia a Roma con due colpi di pistola, agli inquirenti disse di aver ricevuto minacce da parte di “estremisti di sinistra”. Le indagini però presero un’altra piega, quella del regolamento di conti interno alla galassia della destra radicale, visto che in quello stesso periodo diversi simpatizzanti di estrema destra vennero gambizzati o addirittura uccisi.