A Roma un ristorante propone la "donna vassoio" e partono le polemiche. Ma chi organizza il Nyotaimori precisa: "Le ragazze decidono di provare questa tecnica artistica, che per loro, ad esempio, è paragonabile al body painting"
Cibo e sesso. Sesso e cibo. Un legame indissolubile per molti, che ha stuzzicato la scienza (esistono o no i cibi afrodisiaci?) ed è utilizzato ampiamente in pubblicità, il più delle volte con luoghi comuni e con risvolti poco edificanti sul corpo delle donne. O elevato attraverso film, romanzi e arte. E proprio il Nyotaimori, la pratica giapponese di servire cibo sul corpo nudo di una donna è considerata un’arte antica. Almeno in Occidente dove ha assunto un’allure mistica. Ma secondo alcuni esperti di storia e cultura giapponese, si tratterebbe di una pratica underground, nata intorno al 1980, in pieno boom economico e legata alla criminalità nazionale. Insomma, per i giapponesi una “moda” nata all’estero. In effetti è da un po’ di anni che in Occidente se ne parla grazie alla diffusione, soprattutto in Florida e a Londra, di ristoranti che offrono questo tipo di servizio. Non senza polemiche: nel 2003 a Seattle un gruppo di femministe arrabbiate agitò cartelli contro i commensali di una cena Nyotaimori. Non da meno le femministe nostrane arrabbiate con un locale che a L’Aquila tentava di diffondere il fenomeno nel dicembre 2011. Anche se già a metà degli anni ‘80 la trasmissione Rai Fuori Orario aveva suscitato discussioni sull’utilizzo del corpo delle donne mostrando una “donna vassoio”.
Ora la questione si potrebbe riproporre, con una domanda: si tratta dunque di una trovata di marketing tutta occidentale per spingere gli italiani (soprattutto uomini) a cenare al ristorante nonostante la crisi, o è un incontro di culture? Per cercare di capire cosa c’è dietro al fenomeno del body sushi, o naked sushi, (arrivato per la prima volta in Italia nel 2008 con un primo esperimento a Rimini e ripreso dal “Diverso strip bar” di Vicenza che nei volantini pubblicitari parlava delle sue “ragazze vassoio” nel settembre 2010), che ritorna a fare parlare di sé per via del lancio di un nuovo locale giapponese a Roma, Ilfattoquotidiano.it ha sentito Angela, l’organizzatrice di body sushi allo Yoshi, il ristorante romano “veterano” della pratica, e al Kuriya (delle stessa catena, appena aperto di fronte al ministero di Grazia e Giustizia e con intenzioni di body sushi a breve).
“Il Nyotaimori è una pratica artistica e culturale – spiega la donna – Mica da sex shop, perché qui si guarda, si mangia ma non si tocca“. Angela ci tiene a sottolineare che il Nyotaimori ha una storia antica: «Dovrebbe risalire al XVII secolo, quando, per pochi eletti, era uso offrire il sushi e sashimi, sul corpo nudo di una donna perché si riteneva che le fragranze di quei cibi venivano così esaltate dal leggero riscaldarsi delle pietanze al calore di quei corpi che prima venivano “igienizzati” con acqua bollente e prodotti appositi, e raffreddati con acqua gelata per non alterare il gusto del sushi». Pratiche che oggi non vengono evidentemente più utilizzate, sostituite dall’utilizzo di foglie di loto monouso appoggiate sulle modelle in tanga».
Le ragazze sono pagate a chiamata e ricevono un compenso di 199 euro (a questo bisogna aggiungere il costo della cena che è di 59 euro a persona per 30 euro di pezzi di sushi misti). Il listino del locale contempla la possibilità di avere il servizio in tutta Italia e anche all’estero (anche in limousine o in yacht): in questo caso aumentano le spese per la trasferta, ma il compenso per le modelle rimane invariato.
“Le ragazze non lo fanno per soldi, ma per vivere un’esperienza artistica, culturale”, dice ancora l’organizzatrice assicurando che il body sushi piace ai clienti: «Le richieste sono tante, non solo per addii al celibato o feste private, ma anche per cene “tradizionali” al ristorante. E ora, anche se un po’ meno rispetto agli uomini, ci sono più donne che richiedono un modello per il body sushi».