Negli Usa la finanziaria del 2013 potrebbe portare una grossa novità sul fronte delle piante geneticamente modificate, come la soia resistente agli erbicidi o il mais resistente ad alcuni insetti. Per il momento la coltivazione in campo di ogni nuova varietà di Ogm deve essere approvata dall’Usda (Dipartimento di Stato dell’agricoltura) e non deve sottostare a regole particolari. Ottenuta l’approvazione dell’Usda, se qualcuno si rivolge a un tribunale sollevando dubbi sulla sicurezza per la salute o l’ambiente di una certa varietà di pianta OGM, chiedendo una verifica, con molta probabilità la coltivazione viene sospesa in attesa dei risultati. Se però la nuova finaziaia verrà approvata la situazione cambierà perché il documento stabisce che – anche in caso di battaglia legale in corso – gli agricoltori potranno continuare a coltivare e commercializzare i loro prodotti Ogm.
Si tratta di una vera e propria inversione di rotta. Se prima si sospendevano le colture in attesa di prove concrete sulla sicurezza, in futuro saranno consentite fino a quando qualcuno non dimostra la loro pericolosità. Per ora la finanziaria è stata votata dal Committee on Appropriations, uno speciale comitato della Camera dei rappresentanti del governo americano, con il compito di definire le previsioni di spesa e le attribuzioni di fondi per i vari settori. Il prossimo passo dovrebbe essere l’approvazione da parte della Camera al completo. In attesa del voto, è già iniziato il braccio di ferro tra i due principali protagonisti della partita.
A sostenere la norma ci sono naturalmente le aziende biotech come la Monsanto (che sviluppano e commercializzano varietà di Ogm) insieme a gruppi di agricoltori che da tempo si affidano alle colture geneticamente modificate. Per esempio plaude alla nuova finanziaria l’associazione americana che raccoglie i produttori di soia, l’American Soybean Association. Come sottolinea il magazine ambientalista Grist non c’è da stupirsi di questo appoggio, considerato che il 94% del terreno coltivato a soia negli Usa è occupato da varietà geneticamente modificate (dati 2011). Per i big del settore, la possibilità di proseguire le colture anche in caso di battaglia legale, significa aggirare il potente ostacolo alla diffusione rappresentato proprio dai ricorsi ai tribunali. Un articolo pubblicato su Business Week, ricorda la travagliata vicenda di una varietà di erba medica, il Roundup Ready alfalfa di Monsanto, modificata per conferire resistenza a un particolare erbicida. Il Roundup Ready alfalfa è stato messo sul mercato nel 2005, dopo approvazione da parte dell’Usda e dell’Fda (Food and Drug Administration).
Nel 2007, però, coltivazione e vendita sono state temporaneamente sospese da un giudice di San Francisco, a seguito di un ricorso sollevato dal Center for Food Safety, organizzazione americana notoriamente anti-Ogm, secondo la quale l’indagine di sicurezza ambientale non era completa. La Monsanto si era allora rivolta alla Corte Suprema che, nel giugno 2010, aveva eliminato il bando alla coltivazione, ma la vicenda si era conclusa solo l’anno successivo con la riapprovazione della varietà da parte dell’Usda. Una storia lunga quattro anni, con costi altissimi per l’azienda produttrice ma anche per gli agricoltori che avevano deciso la coltivazione del Roundup Ready alfalfa.
Contro la finanziaria si scaglia ovviamente proprio il Center for Food Safety, che insieme a un nutrito gruppo di associazioni ambientaliste, di consumatori e di coltivatori biologici, aveva già promosso una campagna per evitarne l’approvazione da parte del Committee on Appropriations. In una lettera indirizzata al capo del Comitato, gli opponenti, che non esitano a definire la norma in questione una “proteggi Monsanto” elaborata ad hoc, avevano indicato chiaramente gli aspetti considerati più critici: lo strapotere concesso alle industrie, anche di fronte al controllo giudiziario, il ridimensionamento dell’autorità del Dipartimento di stato dell’agricoltura su questioni chiave come la politica agricola, il rischio di importanti ripercussioni economiche. Secondo i firmatari, infatti, sarà sempre più difficile per gli Ogm americani trovare posto in un mercato globale che spesso richiede sementi e prodotti agricoli non modificati. A questo punto, non resta che vedere come voterà la Camera dei rappresentanti.
di Valentina Murelli (Ilfattoalimentare.it)