Spesso la tv usa male le donne. Ma a volte, sono le donne a usare male la tv. È il caso di Paola Ferrari, giornalista di RaiSport al centro di un caso che farebbe ridere se non fosse la prova evidente che essere donne non equivale sempre a essere migliori.
Paola Ferrari, dicevamo, usa la tv nel peggiore dei modi. Tralasciando di discutere sulla professionalità della giornalista, è l’immagine che da di sé a essere desolante. Illuminazione da stadio sparata in faccia, la Nostra sembra una Madonna in piena Annunciazione, una mistica medievale colpita dal dardo dello Spirito. Pare che la Ferrari preferisca concentrarsi sull’immagine, piuttosto che sui contenuti. E quando la Rete, giustamente, sfotte, lei risponde con una imbarazzante querela a Twitter, provocando l’ilarità ulteriore degli internauti.
Paola Ferrari, piuttosto che querelare l’universo-mondo, dovrebbe ripensare il suo approccio al mezzo televisivo. È donna esperta, con una carriera ventennale alle spalle, ma evidentemente la frequentazione assidua con la regina dell’effimero Daniela Santanché ha provocato più danni del dovuto. L’immagine è tutto, il contenuto passa in secondo piano. Eppure, una donna che conduce importanti trasmissioni sportive è occasione non da poco, soprattutto in Italia, per scardinare alcuni cliché su sport e universo femminile. Peccato, però, che la Ferrari abbia deciso di abdicare al suo ruolo di giornalista sportiva per vestire i panni della bellona (apparentemente ritoccata, poi chi lo sa…) che per un’ora intera di trasmissione guarda fissa in camera, circondata dal manto luminoso che l’ha resa tristemente celebre. E allora non si offenda, la Nostra, perché se decidi di puntare sulla bellezza femminile e non sul talento, l’ironia è più che lecita. Piuttosto che querelare, torni a fare la giornalista. Piuttosto che consumare milioni di watt per illuminare il viso e oscurare le rughe, si concentri su quanto di buono sa fare professionalmente.
Perché troppo spesso ci siamo lamentati di una tv che sfrutta l’immagine femminile come mero contorno, e non possiamo accettare che sia proprio una donna a svilire la propria professionalità, a rendersi ridicola e persino a offendersi se qualcuno, bontà sua, glielo fa notare.