Scritto con la collaborazione di Luca Spadon – Portavoce Nazionale di Link – Coordinamento Universitario

Avevo recentemente scritto del rischio di un ulteriore taglio al finanziamento all’università pubblica e del trasferimento dei fondi risparmiati, circa 200 milioni, alla scuola privata. Per fortuna il ministro Profumo, pesantemente criticato dal Presidente della Crui e dagli studenti ha prontamente fatto marcia indietro, cancellando i tagli e provando a presentarsi come il salvatore dell’università, non esitando a pubblicare un comunicato sul sito del Ministero in cui paragonava tutti coloro che lo criticavano nientemeno che al famoso cane di Pavlov.

In molti hanno tirato un profondo sospiro di sollievo dopo aver saputo del ritiro di quel provvedimento, ma, come nelle migliori opere teatrali, siamo sprofondati dalla tragedia alla farsa.

Infatti nella spending review, cancellata la norma criminale che aveva l’obiettivo di rubare al pubblico per dare al privato, è stato un inserito un nuova comma che modifica i limiti esistenti ad oggi per le tasse universitarie. Il governo ha infatti modificato il famoso limite che costringeva gli atenei italiani a non poter prelevare dalle tasse studentesche una quota superiore al 20% del Fondo di Finanziamento Ordinario, un limite che la metà degli atenei già violavano abbondantemente.

Modificando due semplici parole di un vecchio decreto del Presidente della Repubblica che disciplina i contributi universitari, il governo ha di fatto liberalizzato le tasse universitarie. Infatti, grazie alle modifiche del governo, non saranno più le tasse di tutti gli studenti a dover rimanere sotto il limite del 20%, ma solo quelle degli studenti italiani e comunitari in corso. Ovvero sono esclusi del computo gli studenti stranieri (2%) e soprattutto i fuoricorso (circa il 40%). In questo modo gli atenei potranno:

1) aumentare le tasse degli studenti italiani in corso fino a raggiungere il limite del 20% 
2) aumentare a dismisura le tasse degli studenti stranieri e dei fuoricorso (per loro non esiste nessun limite).
A garantire, nel caso fosse necessario, aumenti più consistenti c’è un’ulteriore novità: la base su cui calcolare il 20% non sarà più il Fondo di finanziamento ordinario, ma saranno tutti i trasferimenti dello Stato all’ateneo (ovvero molti più soldi).

Per fare un esempio per i lettori digiuni di economia universitaria, calcolando sui fondi del 2011, l’Università di Bari potrebbe passare dagli attuali 37 mln di euro incassati dalle tasse sul 100% degli studenti a potenziali 50 milioni spalmati sui soli studenti in corso, a cui si dovrebbero poi aggiungere le tasse pagate da fuoricorso e stranieri. In base ad un calcolo approssimativo per quanto riguarda la base su cui calcolare il 20% si passerebbe dai 189 milioni dell’FFO 2011 a circa 250 milioni se si tiene conto dei conferimenti del Miur e di altri ministeri. Insomma l’ateneo di Bari potrebbe tranquillamente (anzi a causa dei tagli ministeriali precedenti dovrebbe) scegliere di aumentare le tasse fino ai 400 euro per gli studenti in corso, fino a quanto vuole per gli studenti fuoricorso e stranieri.

Giungono applausi da alcuni politici ed editorialisti, che da anni teorizzano l’indebitamento studentesco, perché in queste condizioni solo attraverso i prestiti d’onore – veri e propri debiti sul futuro per un giovane – molti studenti potranno continuare a studiare, e dai rettori della Crui, che tempo fa hanno approvato un documento in cui chiedono la modifica di questo limite per poter sostenere i tagli all’università. Protestano, invece, giustamente gli studenti e le studentesse che da domani rischiano di dover abbandonare l’università.

Si ruba agli studenti per coprire il taglio dei finanziamenti pubblici, il governo dei professori si è dimostrato ancora una volta bravissimo nei tecnicismi, ma purtroppo qui si parla del futuro di centinaia di studenti, riusciranno questa volta a metterli tutti a tacere con le solite frasi: ”scusateci ma i soldi non ci sono”?

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