Il dottor Gianni De Gennaro era il capo della Polizia di Stato, quando la Polizia di Stato massacrò di botte ragazzini inermi, non mentre attaccavano qualche obiettivo militare, lanciavano sassi o, per esagerare in prevenzione, marciavano in una legittima dimostrazione di dissenso, no: mentre dormivano.
In terra, nei sacchi a pelo, all’interno di un scuola, la Diaz, destinata al loro ricovero notturno. Furono aggrediti a freddo, feriti, scioccati. Molti di loro non hanno più avuto una vita normale. Hanno perso quel minimo di fiducia, quel poco di equilibrio che consentono di crescere al riparo dall’angoscia, dall’insicurezza, dal rancore. Non è stato un danno da poco. È stata la notte della vergogna. E ancora brucia, andate a vedere il film di Daniele Vicari, se ce la fate (io non ci sono riuscita).
Il dottor De Gennaro, condannato e poi assolto per istigazione alla falsa testimonianza, e poi, per scusarsi d’averlo disturbato, promosso sottosegretario alla Presidenza del Consiglio (governo Monti, quello tanto cool e fair play), invece di implorare il perdono da quegli ex ragazzi rovinati, invece di cospargersi il capo di cenere e inginocchiarsi davanti ai loro padri e alle loro madri, dichiara: “Ho sempre ispirato la mia condotta e le mie decisioni ai principi della Costituzione”. Quali, dottor De Gennaro? Vuole segnalarci gli articoli che hanno ispirato la mattanza? Forse ci sono sfuggiti.