Un mese fa è stata lanciata la campagna “Una volta per tutti”, una legge di iniziativa popolare per l’introduzione in Italia di un istituto equivalente al matrimonio, destinato alle persone dello stesso sesso. La proposta spiazza il dibattito precedente che, tra i suoi punti ciechi, ha avuto anche la questione della cosiddetta famiglia di serie B, respinta per motivi opposti sia dai teoconservatori sia da un’area di lesbiche e gay intransigenti: i primi infatti avevano architettato l’obiezione secondo cui il PaCS creava una famiglia debole, con pochi doveri e invitava anche gli etero alla deresponsabilizzazione, gli altri rifiutavano uno statuto inferiore rispetto alla famiglia tradizionale.

“Una volta per tutti” disegna un’ipotesi diversa, simile a quella adottata in Gran Bretagna, di pari diritti e doveri tra famiglie fondate sul matrimonio e famiglie fondate sull’Unione Civile, questo il nome dell’istituto riservato a coniugi dello stesso sesso. Gli ambienti dell’integralismo cattolico per il momento tacciono, mentre nella comunità LGBT c’è una diffusa insofferenza per tutto ciò che non coincide semplicemente con l’apertura del matrimonio civile.

La cosa più interessante della campagna tuttavia mi pare la campagna stessa, ovvero la scelta di raccogliere almeno 50 mila firme nei prossimi sei mesi, nel corso dei quali ci troveremo sicuramente nella fase della stesura dei programmi per le elezioni politiche. E’ assodato che i partiti siano più attenti ai voti che alle buone ragioni: 50 mila firme raccolte di fresco saranno legittimamente da intendere come un bacino di voti da prendere o da perdere. Mi sembra che così si metta in campo un peso politico meno volatile di quello di una manifestazione.

Il 6 Luglio scorso Antonio Di Pietro ha presentato alla Camera una proposta di legge per l’apertura del matrimonio civile alle persone dello stesso sesso, che si va ad aggiungere ad altre proposte di Paola Concia del PD e a cui potrebbero seguire altre opzioni nello stesso senso provenienti da SeL. Fa piacere questo avanzamento nelle posizioni dei partiti, perché è segno che non è stato inutile l’impegno intenso di tante persone e di tanti anni nel movimento LGBT, al contrario ha finalmente un riscontro nella cultura politica e civile dei politici di professione, almeno della loro parte laica. Tuttavia ho abbastanza memoria per ricordare altre estati, vicine a scadenze elettorali, segnate da aperture a cui non sono seguite condotte coerenti, a causa di equilibrismi tutti interni alle alleanze.

Per questa ragione spero che la campagna “Una volta per tutti” abbia successo, sarebbe un modo per vincolare gli interlocutori di partito ad atti conseguenti. Anzi sarebbe positivo se i partiti che oggi parlano di pari diritti per le coppie dello stesso sesso coinvolgessero la loro base in una mobilitazione capillare su questo tema, per creare insieme al movimento LGBT un peso popolare che non permetta ritrattazioni.

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