Parlando al termine dell'Ecofin, il presidente del Consiglio ha annunciato che non correrà per la poltrona di premier al termine del mandato tecnico e ha spiegato che l'andamento dello spread dipenderà anche da ciò che farà il prossimo governo
La crisi internazionale e situazione economica interna. Ma soprattutto la politica, che non lo vedrà candidato nel 2013 a differenza di quanto sussurrato nei giorni scorsi, quando da più parti si pronosticava un suo impegno elettorale dopo la fine del mandato tecnico. Da Bruxelles, dove oggi si è tenuto il vertice Ecofin, Mario Monti ha smentito i rumors che lo vedrebbero in corsa per la poltrona di presidente del Consiglio tra un anno. Lo ha fatto al termine di una conferenza stampa in cui si è parlato delle conclusioni della riunione tra i ministri delle Finanze dei paesi Ue. Parole chiare, nel suo stile: “Escludo di considerare una esperienza di governo, per quanto mi riguarda, che vada oltre la scadenza delle prossime elezioni. Naturalmente sono, e resterò anche dopo di allora, membro del Parlamento in quanto senatore a vita”. Un presa di posizione che non lascerebbe spazio a ulteriori sviluppi, anche se le indiscrezioni degli ultimi giorni parlavano proprio dell’indecisione del premier in merito alla tempistica dell’annuncio del suo nuovo impegno politico. Voci di corridoio che hanno trovato largo spazio sui giornale e che potrebbero aver spinto il Professore al classico passo indietro per spegnere ogni polemica e garantire il sostegno della ‘strana maggioranza’. Chissà, però, se la dichiarazione del premier piacerà ai mercati, con lo spread Btp/Bund che anche oggi è rimasto abbondantemente sopra quota 475.
Una domanda, quello sul livello d’allarme del differenziale tra titoli di Stato italiani e tedeschi, a cui il premier ha risposto in modo molto diretto: “Il fatto è che se dopo una decisione presa a 27 – ha detto Monti – c’è poi chi, un capo governo o altri membri dello stesso governo, fa dichiarazioni che riducono la portata di quell’accordo politico preso ad altissimo livello, allora si rende evidente la fitta selva di questioni ostative che si frappongono tra l’accordo e la sua realizzazione”. Monti, però, ha detto anche altro. L’Italia – è il ragionamento del Professore – potrebbe avere bisogno di “un sostengo temporaneo con acquisti su mercato secondario e primario di titoli” per “contenere le fluttuazioni degli spread” e non un aiuto per sanare “gli squilibri” e pagare gli stipendi degli impiegati pubblici” come in Grecia. “Confido ancora che l’Italia – ha aggiunto Monti – essendosi messa sulla dura strada dei conti in ordine non si appresti ad avere bisogno di interventi del primo tipo, ma potrebbe avere bisogno di interventi del secondo tipo”. In tal senso, è fondamentale capire quale sarà il futuro politico del Paese.
Che sarà senza Monti, almeno a sentire quanto detto dal capo del governo. “Se nel novembre scorso ciò che questo governo doveva fare aveva un peso rilevante sull’andamento dello spread o sulla volontà di fare investimenti industriali in Italia, man mano che ci si avvicina al 2013 diventa predominante il giudizio che i mercati danno a ciò che sarà la capacità di governance dell’Italia”. E’ questo, in sintesi, il ragionamento del capo del Governo sull’andamento negativo dello spread. “Questo – ha detto – viene determinato anche da quelle riforme che, finita questa breve esperienza (di governo, ndr), hanno un peso maggiore rispetto a novembre quando gli occhi dei mercati erano tutti su ciò che avrebbe potuto fare questo governo. Quando saremo a gennaio – ha concluso Monti – sarà quasi irrilevante cosa potrà fare il governo diventando di peso predominante l’altro aspetto”.
Proprio sulla situazione economica continentale si sono concentrate le parole del premier, secondo il quale una delle misure ”più urgenti” cui bisogna fare fronte “è l’unione finanziaria con una autorità di vigilanza che operi sulle banche”. Non ha avuto dubbi il premier italiano Mario Monti parlando al termine dell’Ecofin seguito al vertice dell’Eurogruppo che ha confermato l’aiuto di 30 miliardi di euro alla Spagna. Il presidente del Consiglio ha spiegato di riferirsi in particolare a quegli istituti “che operano su più Paesi e quelle con importanza sistemica per l’Europa“. Del resto, ha aggiunto, “la crisi che attraversiamo ha evidenziato una vulnerabilità delle banche, i rischi di contagio tra istituti e gli effetti negativi che questi possono avere per i depositanti, le imprese e, quindi, l’intera economia“.
Il premier, inoltre, dopo aver ribadito che l’Eurogruppo tenutosi in nottata ha “confermato” quanto deciso nell’Eurosummit di giugno in materia di stabilità finanziaria, ha aggiunto che il lavoro svolto “testimonia la volontà di fare tutto ciò che è necessario per salvaguardare la nostra moneta e far progredire il progetto politico europeo”. Secondo Monti, inoltre, è importante che sia stato impostato un processo che “dovrà condurci verso il traguardo di una vera e propria unione economica e monetaria” che si traduce anche in “un segnale per i cittadini e i mercati sulla volontà di fare tutto ciò che è necessario per salvaguardare la nostra moneta e far progredire il progetto politico europeo”. Un progetto i cui prossimi obiettivi sono già in cantiere: “Fra le novità su cui si lavorerà da settembre – ha detto Monti – c’è l’intervento diretto dell’Esm nella ricapitalizzazione delle banche“, mentre in nottata tutti i ministri delle Finanze dell’eurozona “hanno confermato senza eccezioni o distinguo la volontà di sostenere la stabilità finanziaria” attraverso lo scudo anti-spread su cui è stato raggiunto l’accordo all’ultimo Consiglio Europeo.
Parlando della situazione interna, invece, il premier ha sostenuto che ”l’Italia ha ritenuto le raccomandazioni indirizzate al nostro Paese dure, come dura è la situazione della politica economica che stiamo gestendo, ma ci siamo riconosciuti in quelle raccomandazioni”.