L’abbandono di Tiburtina e la “gabbia” a Ostiense. Così l’Italia mortifica crescita, concorrenza e viaggiatori”. Con alcune pubblicità a tutta pagina sui quotidiani nazionali a maggior diffusione, Ntv, la società ferroviaria che fa capo a Luca Cordero di Montezemolo, Diego Della Valle e Gianni Punzo, ha ripreso la sua campagna contro l’altro attore del trasporto ferroviario nazionale, le ferrovie dello Stato, che detengono sia la rete (attraverso Rfi) che il servizio passeggeri (attraverso Trenitalia).
Quattro fotografie, tre di una stazione Tiburtina deserta, una della cancellata che chiude il treno “Italo” (quello della Ntv) nello scalo di Ostiense, fanno da corredo a una lettera aperta inviata al “Signor Presidente del Consiglio”, dal tono amicale e drammatico: “Da anni lei non dimentica di rilevare, giustamente, il ruolo cruciale per lo sviluppo del Paese di una sana, equa, trasparente, concorrenza. Eppure, al suo Governo sfugge, forse, lo stato di ‘abbandono’ della stazione Tiburtina. La nuova avveniristica struttura progettata per l’Alta velocità e per accogliere un flusso di 300 mila viaggiatori al giorno, è costata ai contribuenti italiani oltre 300 milioni di euro. È stata inaugurata con grande sfarzo due volte, la prima alla presenza dell’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, la seconda nel novembre dell’anno scorso alla presenza del Capo dello Stato Giorgio Napolitano. A quasi un anno dall’ultima cerimonia, nella stazione scelta dai nuovi treni Italo, non esistono ancora indicazioni per i viaggiatori, bar, librerie, edicole, ristoranti, negozi, segnaletica, parcheggi, viabilità, mentre il degrado rischia già di corrodere parti della struttura. All’ex Air Terminal di Ostiense, ne avrà sentito parlare, una ridicola gabbia imprigiona i viaggiatori, costringendoli a un’assurda e insicura gimkana per raggiungere i binari. Due cartoline emblematiche dalla Capitale d’Italia. Che avrebbero richiesto il pronto, immediato intervento di un Governo attento alle ragioni della crescita. È questo lo spettacolo e il servizio che vogliamo offrire ai cittadini italiani e ai tanti turisti che vengono a visitare il nostro Paese e portano ricchezza? È questa l’accoglienza che riserviamo a un’impresa che, in un periodo di profonda crisi, dà un segnale di fiducia al Paese, investe risorse private e crea sviluppo e occupazione?”.
Se la Presidenza del Consiglio non ha preso in considerazione l’idea di rispondere pubblicamente sulla delicata questione, ci ha pensato Rfi a precisare, annunciando “ogni più opportuna iniziativa a tutela della propria immagine”. La Stazione Tiburtina, spiegano non è “costata ai contribuenti 300 milioni”. Il prezzo “per la parte commerciale e di servizi alla clientela” che risiedono nella stazione a ponte è stato di 140 milioni di euro: l’operazione però è stata “interamente coperta da un’operazione di project financing, cioè lo sfruttamento dei diritti di edificazione dei terreni di proprietà di Fs non più funzionali all’esercizio ferroviario. Pertanto, neppure un euro è stato sborsato dai contribuenti per la realizzazione della stazione”.
Sui ritardi nella nascita di attività commerciali all’interno della stazione si afferma che “Grandi Stazioni” (altra società del gruppo Ferrovie dello Stato) sta entrando in questi giorni nella gestione operativa e commerciale. Spiegano che i tempi per l’avviamento sono quelli “tecnici”, e che questa tempistica è stata più volte annunciata sin dal 28 novembre, giorno dell’inaugurazione con Napolitana. Circostanza che non risulta al Fatto Quotidiano. Quando a gennaio scorso ci occupammo della stazione senza servizi, da Rfi ci risposero: “Le attività commerciali arriveranno quasi tutte entro aprile, alcune hanno già avuti assegnati i locali, per altre è in corso la gara”. Siamo a luglio e la situazione è assai simile a quella di gennaio. Di certo non è migliorata la situazione dell’intero quadrante tiburtino dove il nodo ferroviario insiste. Lo spiega lo stesso architetto del “ponte” Paolo Desideri: “Il primo a vedere con dolore che la stazione Tiburtina non funziona come dovrebbe è il progettista e quindi io. Certo non è come fare il trasloco a casa ma qui c’è l’endemica difficoltà italiana a pianificare alcunchè” . Desideri spiega anche come quelli che lui chiama “attori istituzionali” “non sempre sono d’accordo tra di loro” e che se giusto di fianco alla vetrata della stazione a ponte corra la tangenziale di Roma è “una incoerenza urbanistica”. “Quel pezzo di tangenziale la deve demolire il Comune”, dice. Sì, secondo il cronoprogramma ciò sarebbe accaduto quest’anno. Invece adesso se esci dalla stazione Tiburtina finisci sotto un altro ponte. Quello della tangenziale.