Chi l’ha detto che il mercato sia selvaggio e pericoloso? Chi l’ha detto sbaglia. Perché le televisioni italiane, grosse e piccine, possono dormire serenamente per i prossimi vent’anni. Oppure rassegnarsi perché nulla potrà più cambiare. Garantisce il ministero per lo Sviluppo economico, diretto dall’ex banchiere Corrado Passera, che rinnova le autorizzazioni per le frequenze (patrimonio pubblico) con un provvidenziale documento amministrativo: lo Stato fotografa il sistema attuale, pieno di conflitti e interferenze, e lo rende immodificabile sino al 2022, con una proroga automatica per altri dieci anni. Certo, può replicare il ministero, lo Stato può sempre ripensarci: a costo di pagare rimborsi milionari, però. Anni fa lo Stato decise decisedi chiamare il noleggio di Stato “diritto d’uso”. In cambio le aziende pagano un obolo calcolato sul fatturato annuo: l’1 per cento, spiccioli. Non soltanto le televisioni, e soprattutto Mediaset (e Rete4), godranno di vecchi privilegi per vent’anni, ma si ritrovano lo sconto applicato in anticipo.
NESSUNO PUÒ motivare questa fretta improvvisa del ministero, tranne il velenoso sospetto che sia servita a frenare l’assalto dei berlusconiani al presidente Anna Maria Tarantola, regolarmente eletta dal Cda di viale Mazzini proprio ieri, mentre lo Sviluppo economico comunicava la lieta notizia agli editori televisivi. In questo “condono” di massa finiscono tutti: le televisioni che riescono a trasmettere su frequenze teoricamente provvisorie, cioè Mediaset; le emittenti locali che vengono oscurate dai ripetitori più invasivi, ancora Mediaset. Non è semplice capire per quale timore (o pressione), in questi giorni, il ministero di Passera abbia ignorato la Conferenza di Ginevra che ordinava di rivedere la distribuzione delle frequenze televisive per migliorare le connessioni veloci: la famosa Banda larga che, per la parte di Italia che si trova sfortunatamente a sud di Roma, resta un miraggio. Ci vuole coraggio, e un senso di sfida, a rinnovare le concessioni quando l’Autorità competente è sospesa fra i due consigli, quello scaduto il 15 maggio e quello in arrivo il 16 luglio. L’Agcom doveva scrivere un piano per le frequenze; c’era una bozza provvisoria, in attesa di redigere il testo definitivo.
IL MINISTERO ha sbandierato a lungo l’abolizione del beauty contest e la prossima asta onerosa che potrebbe scalfire il duopolio italiano: ora, perché l’hanno dimenticato? Forse perché sanno che l’asta sarà inevitabilmente rinviata di un paio di mesi: e chi vivrà, vedrà. Il commissario Nicola D’Angelo, in carica ancora per pochi giorni, ha spedito una lettera ai vertici Agcom per chiedere spiegazioni. Non ha ricevuto risposta. Ma nei commenti privati, in Autorità parlano di un’accelerazione inaspettata e assurda: “Come fanno a concedere qualcosa senza un piano? È un abuso pazzesco”. Il ministero si difende evidenziando l’assoluta buona fede: “Non potevamo ritardare, ci avrebbero subissato di ricorsi. Il limite era il 30 giugno. È vero che la situazione è in continua evoluzione, ma lo Stato non abdica ai suoi poteri, potrà sempre intervenire. E Mediaset ne esce penalizzata perché non potrà trasformare le frequenze telefoniche che possiede in quelle televisive”.
La cartolina che spediamo in giro per l’Europa è sempre la stessa, in fondo, e forse non spaventa: Mediaset rafforza il suo dominio, La7 s’accontenta del cantuccio, la Rai assiste inerme, le emittenti locali soffrono, gli imprenditori stranieri non superano la frontiera. La cartolina è pronta. Il francobollo è valido per vent’anni.
da Il Fatto Quotidiano dell’11 luglio 2012