Ieri il Cavaliere è sbottato: “E’ inutile, senza di me non andate da nessuna parte..mi toccherà rimettermi in gioco”.
Un look Caraceni sempre simile a se stesso, per non creare dissonanze cognitive, per dare una sensazione di stabilità e continuità; un linguaggio semplice, che non ha nulla a che vedere con il politichese della prima repubblica, una lingua diretta, da spot pubblicitario, fatto di slogan appetibili, di facile assimilazione, diretti. Il presidente Operaio, il presidente vincente, gagliardo che racconta barzellette, che dorme poche ore a notte, che ha sconfitto il cancro, un superman avvicinabile.
Scriveva Freud nel 1914: “Appare molto chiaro che il narcisismo di una persona esercita un certo fascino su quanti hanno rinunciato a parte del loro stesso narcisismo e che sono alla ricerca dell’oggetto d’amore; il fascino del bambino si basa in larga parte sul suo narcisismo, sulla sua autosufficienza e sulla sua inaccessibilità, proprio come il fascino di certi animali che sembrano non curarsi affatto di noi, come i gatti e i grandi predatori. È come se invidiassimo loro la capacità di serbare uno stato di beatitudine, un’inattaccabile posizione di libido, alla quale noi abbiamo da tempo rinunciato”.
Malato io? Sono Superman, anzi Superman a me mi fa ridere… (citato in Ugo Magri, “Mai pagato una donna o frequentato minorenni”, La Stampa, 2 settembre 2009).
Il personaggio dato in pasto agli italiani è questo, semplice, diretto, assomiglia molto alla maggioranza del suo popolo. Così come sono semplici, diretti e vincenti i giochini retorici con cui manipola la massa durante i suoi spettacoli. Il suo stile? Avete presente quel primo vecchio concerto di Madonna in Italia? quello in cui la Star chiedeva al pubblico “ siete caldi?” e tutti urlavano “ sìììì”. Silvio Berlusconi da ottimo attore ci ripropone sempre lo stesso teatrino tragicomico preso dal mondo dello spettacolo.
Silvio ora si sacrifica di nuovo, infondo l’aveva già detto : “io sono il Gesù Cristo della politica, una vittima, paziente, sopporto tutto, mi sacrifico per tutti” . A cosa serve ricordare al Narciso che nel frattempo che dava le dimissioni la folla si radunava esultante a festeggiare la sua dipartita politica? Tanto lo specchio delle brame di un Narciso non fa che riflettergli la sua immagine perfetta! Ora lui, il Narcisus Politicus per eccellenza è “costretto a scendere di nuovo in campo”, probabilmente per contenere la sua angoscia di morte politica.