La notizia è stata confermata da Ian Ayre, manager dei Reds di Anfield Road: "Continuiamo a dimostrare il nostro impegno per liberare il calcio dall'omofobia e assicurare che l'uguaglianza e i principi di inclusione sono insiti nel patrimonio del club"
La notizia viene dall’Inghilterra, e per il mondo del calcio sembra qualcosa di dirompente: il Liverpool, una delle squadre inglesi più titolate, parteciperà ufficialmente, il prossimo 4 agosto, al Gay Pride con lo stemma ufficiale del club che sfilerà per le vie della città del nord est dell’Inghilterra. La notizia è stata confermata da Ian Ayre, manager dei Reds di Anfield Road: “Continuiamo a dimostrare il nostro impegno per liberare il calcio dall’omofobia e assicurare che l’uguaglianza e i principi di inclusione sono insiti nel patrimonio del club”. E in effetti la partecipazione ufficiale al Gay Pride non è la prima iniziativa del Liverpool su questo tema: la squadra inglese ha già collaborato con il Liverpool Pride organizzando il Football v Homophobia Tournament e supportando la Justin Campaign, che punta a combattere l’omofobia nello sport.
Cambiamento epocale nel rapporto sempre molto complicato tra omosessualità e calcio? Forse, ma intanto il Liverpool apre uno squarcio nel velo di ipocrisia che vorrebbe il calcio come zona franca e libera da influenze gay. C’è già chi parla di mossa pubblicitaria, ma per una grande squadra di calcio, schierarsi ufficialmente al fianco del movimento LGBT non è certo garanzia di ritorno positivo di immagine. Le curve di molti stadi in tutto il mondo, persino nella civilissima Inghilterra, continuano ad affrontare l’omosessualità come qualcosa di fortemente negativo, da usare semmai come sfottò per giocatori e tifosi avversari.
Le quarantamila persone che prenderanno parte alla parata, dunque, si troveranno di fronte lo stemma glorioso di una squadra che ha vinto 18 scudetti, 7 coppe d’Inghilterra, 5 Champions League e 3 Coppe Uefa. In un solo colpo verranno spazzati via due cliché: che tutte le squadre di calcio sono omofobe e che i gay non capiscono nulla di calcio. Ancora una volta l’Inghilterra apre la strada a cambiamenti epocali nel mondo del calcio. L’Italia, come sempre, non sembra pronta ad accoglierli. Per conferme citofonare Cassano.