Diritti

L’Onu riconosce la Rete come uno spazio in cui difendere e preservare i diritti umani

Lo Human Right Council afferma che i diritti umani devono essere tutelati e difesi nella realtà digitale, con lo stesso impegno con cui questo viene fatto nel mondo fisico. Sottoscritta da 85 paesi la risoluzione che mira alla difesa, in modo particolare, della libertà d’espressione, negli spazi virtuali allo stesso modo con cui viene fatto nel mondo fisico

Internet come uno spazio in cui difendere e preservare i diritti umani. E’ una svolta storica per l’Onu che ha ufficialmente riconosciuto la rete come una continuazione della realtà. “È la prima risoluzione delle Nazioni Unite – ha commentato l’ambasciatrice statunitense Eileen Chamberlain Donahoe – che afferma che i diritti umani devono essere tutelati e difesi nella realtà digitale, con lo stesso impegno con cui questo viene fatto nel mondo fisico”. Lo Human Right Council sancisce di fatto che i diritti umani che le persone hanno nella vita reale, devono essere protetti allo stesso modo anche in rete con un’attenzione particolare alla libertà d’espressione applicabile a prescindere dalle frontiere e dai mezzi utilizzati, così come descritto dall’articolo 19 della Dichiarazione universale. Inoltre riconosce la natura globale e aperta di internet come forza trainante per il progresso in tutte le sue espressioni, invita gli Stati a promuovere e facilitare l’accesso alla rete e allo stesso tempo si impegna a promuovere la libertà d’espressione su internet considerando la tecnologia come uno strumento fondamentale per lo sviluppo e l’esercizio di questi diritti.

Il testo è stato sottoscritto da 85 paesi di tutto il mondo di cui 30 fanno parte del Consiglio delle Nazioni Unite (tra cui l’Italia) e promosso in modo particolare da Stati Uniti, Brasile, Nigeria, Svezia e Turchia. Molto soddisfatto si è detto l’ambasciatore tunisino Moncef Baati che ha sottolineato quanto i social network abbiano giocato un ruolo fondamentale per la destituzione del presidente Zine El Abidine Ben Ali. Qualche incertezza al momento della sottoscrizione per India, Russia e Cina: proprio l’ambasciatore cinese Xia Jingge ha infatti chiesto che venisse verbalizzata la sua dichiarazione secondo la quale “il libero flusso di informazioni su Internet e la sicurezza informatica devono comunque andare di pari passo”. Occasione mancata quindi per il colosso orientale di entrare nel mondo di internet senza la sua muraglia fatta di censura e siti oscurati. Il provvedimento è stato approvato dal Consiglio per i Diritti umani delle Nazioni Unite, un organismo con sede a Ginevra che lavora di pari passi con l’Assemblea generale dell’Onu occupandosi in modo particolare della salvaguardia e promozione dei diritti umani sotto ogni aspetto.

Il provvedimento approvato negli scorsi giorni è giunto a seguito di un lungo dibattito che ha coinvolto a vario titolo numerosi esperti del mondo di internet. Tra questi, ha suscitato particolare scalpore l’editoriale apparso nel mese di gennaio sul New York Times scritto da Vinton Cerf, inventore del protocollo Tcp/Ip e per questo definito come uno dei padri della rete. In un primo momento le Nazioni Unite sembravano infatti intenzionate a definire “internet come un diritto dell’uomo” mentre nella risoluzione appena approvata viene sottolineata la necessità di garantire i diritti umani anche in uno spazio virtuale come quello rappresentato dalla rete. “La tecnologia – ha scritto Vinton Cerf – è un volano di diritti, non un diritto stesso. Esiste un limite molto alto che deve essere superato per far si che qualcosa possa essere considerato un diritto umano. In poche parole, deve essere tra le cose che gli esseri umani hanno bisogno in modo significativo per condurre una vita sana, come la libertà dalla tortura o la libertà di coscienza”. Una differenza sostanziale che promette di non scrivere ancora la parola “fine” sulla questione.