Sette arresti e oltre 70 feriti tra manifestanti e agenti. E’ finita con dure cariche della polizia in assetto antisommossa la manifestazione del settore minerario tenutasi oggi a Madrid. Migliaia di persone scese in piazza in solidarietà con i lavoratori delle miniere hanno visto il corteo trasformarsi, per alcune ore del pomeriggio, in un incubo.
La protesta, che aveva come obiettivo raggiungere il ministero dell’Industria, era partita in un clima di festa. I duecento minatori che hanno partecipato alla “marcha negra” venuti dalle Asturie, León e Aragón fino a Madrid erano stati protagonisti di una lunga notte. Accolti come eroi da migliaia di persone che hanno affollato la Puerta del Sol fino alle due del mattino, stavano sfilando stamane dietro lo striscione in cui era scritto “Sì alla riqualificazione delle miniere. No alla chiusura delle miniere di carbone”.
La tensione, scandita da lanci di petardi, è aumentata quando i primi lavoratori sono arrivati davanti alla sede del ministero, completamente blindata e circondata da agenti in assetto antisommossa. Sono cominciati i lanci di oggetti verso la polizia, che poco dopo ha risposto con dure cariche, con manganelli e spari di proiettili di gomma sulla folla. Dalle file dei lavoratori delle miniere la rabbia è poi esplosa quando sono stati intercettati alcuni agenti filmare i manifestanti. Il bilancio della violenza è pesante: 43 i feriti tra i manifestanti e 33 tra gli agenti. “Mi vergogno di questo governo – ha detto un lavoratore proveniente dalle Asturie – ci vogliono solo distruggere. Ecco la risposta alle nostre richieste. Siamo trattati come terroristi“.
Il governo nel pomeriggio è intervenuto sulle cariche cercando di giustificare la mano pesante. Secondo una portavoce del ministero dell’Interno, “tra i manifestanti sono stati intercettati dei gruppi anti-sistema che hanno tirato oggetti pericolosi come i mattoni”. Il ministero ha aggiunto che presto saranno diffuse le immagini, per la prima volta in assoluto a Madrid, girate dagli operatori della polizia per provare la “gravità dei fatti”.
Nel corteo oltre ai pochi manifestanti che avevano il volto coperto, c’erano migliaia di giovani legati al movimento 15M e professori della “marea verde”, in mobilitazione per la difesa della scuola pubblica. La giornata era partita sotto i migliori auspici, dove i sindacati parlavano di “manifestazione pacifica” e i minatori arrivati nella capitale dopo 400 chilometri a piedi ed aver dormito poche ore nelle sale dell’Università dicevano, come Pablo, “non ci aspettavamo questa accoglienza calorosa dai cittadini. Siamo molto emozionati”.
Ora, dopo le violenze, i sindacati hanno rilanciato la protesta per il 21 con una nuova giornata di mobilitazione. Il governo Rajoy mantiene però la linea dura. Nessun rappresentante del ministero di cui è a capo José Manuel Soria ha ricevuto i minatori, che denunciano tagli per quest’anno del 60 per cento delle sovvenzioni del settore minerario. I lavoratori temono la chiusura delle miniere di carbone che danno lavoro a circa 8 mila persone.