Se i profitti di Apple continuano a segnare nuovi record, lo stesso fanno gli inciampi in termini di immagine. La casa di Cupertino ora si è vista costretta a chiedere di rimuovere i suoi prodotti dall’elenco di quelli considerati ‘green’. La richiesta inviata a Epeat (Electronic Product Environmental Assessment Tool), l’ente fondato dalla statunitense Agenzia per la Protezione Ambientale, riguarda tutti i 39 prodotti Apple fino a oggi inseriti nella lista. La loro rimozione è giustificata dal fatto che il design dei nuovi prodotti Apple non risponde agli standard fissati dall’ente. I parametri per ottenere la certificazione ‘green’ prevedono infatti che sia possibile smontare facilmente le parti che compongono i dispositivi per smaltire i componenti con materiali tossici. I nuovi prodotti Apple, a partire dal nuovo Macbook Pro da 15 pollici con Retina Display, hanno invece raggiunto un livello di miniaturizzazione tale da non permettere il soddisfacimento degli standard.
Le reazioni stizzite dei mac-maniaci non si sono fatte attendere. L’azienda fondata da Steve Jobs negli ultimi anni aveva promosso una campagna d’immagine che puntava molto sulla sostenibilità ambientale. Una scelta “incoraggiata” da numerose associazioni tra cui Greenpeace, che nel 2006 si era appellata direttamente a Steve Jobs con la campagna “Green my Apple, Steve” e che in questi mesi sta martellando l’azienda sul tema dell’utilizzo di energie pulite attraverso una campagna virale su YouTube.
Stando ai dati pubblicati dalla stessa Apple sul sito ufficiale, la “svolta ecologista” di qualche anno fa ha portato a un aumento esponenziale dei materiali riciclati: se nel 2007 il colosso americano denunciava un misero 18,4% di materiale recuperato, i dati relativi al 2010 e 2011 indicherebbero il raggiungimento di uno sbalorditivo 70% di riciclo. Dati che non le hanno comunque permesso di prendere la testa della classifica stilata da Greenpeace nello scorso novembre, in cui risulta dietro ai concorrenti HP, Dell e Nokia.
Ora sulle pagine Web ospitate sul sito ufficiale e riguardanti la riciclabilità dei prodotti della Mela rimangono tutte le informazioni riguardanti i programmi di smaltimento, ma non c’è alcun riferimento alla certificazione Epeat. Sul sito ufficiale dell’ente, un laconico comunicato esprime “il rammarico per il fatto che Apple non registrerà più i suoi prodotti in Epeat” e la speranza “che decidano di farlo di nuovo in un qualche momento futuro”. Le ripercussioni, però, non si limiteranno a una semplice questione d’immagine. Grazie a un provvedimento emesso nel 2007 dall’amministrazione Bush, tutti gli uffici federali negli USA sono obbligati a utilizzare soltanto dispositivi certificati Epeat. Apple, quindi, sarebbe tagliata fuori dalle future commesse governative.