La decisione presa durante il vertice a Palazzo Grazioli. La conferma arriva da Cicchitto. Accantonata l'idea delle consultazioni perché “nel momento in cui c'è lui il problema non si pone, casomai si possono fare per altre cariche”
La politica dei volti nuovi è accantonata. Il Pdl torna compatto sulla candidatura di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi per le politiche 2013. A dirlo è il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto che all’uscita dal vertice di oggi a Palazzo Grazioli ha detto: ”Berlusconi sarà il candidato premier. Tutti sono d’accordo”, ma sarà lui stesso a confermarlo anche se già ieri l’ipotesi aveva trovato ampio riscontro proprio per bocca dello stesso Cavaliere. E sulle primarie? Annullate con un colpo di spugna, nonostante qualche settimana fa il segretario Angelino Alfano fosse convinto dell’urgenza del ricambio. “In autunno primarie del Pdl per il candidato premier – aveva scritto sul suo profilo Facebook – E primarie di programma, anche in rete. Si riparte dai cittadini”. Aveva addirittura invitato Vittorio Feltri a presentarsi. Ma è Cicchitto a sciogliere le riserve sull’annullamento delle consultazioni. Insomma, niente primarie perché “nel momento in cui c’è Berlusconi il problema non si pone, casomai si possono fare per altre cariche”. Il restyling però, se non nei nomi, potrebbe palesarsi in un nuovo contenitore per il Pdl che, secondo quanto riporta LeiWeb, potrebbe chiamarsi “Siamo Italia”, un marchio nato dall’imprenditore di Forlì Sauro Moretti e sottoposto al Cavaliere grazie all’intermediazione di Vittorio Sgarbi. Escluso anche il ticket ipotizzato da Alfano per una vice donna perché, come ha spiegato al Fattoquotidiano.it Mariastella Gelmini, “Berlusconi è perfettamente in grado di fare da solo”.
Eppure Alfano aveva più volte sottolineato con convinzione “l’importanza delle primarie”, un evento “storico nella nostra area” perché senza precedenti. A lui si erano uniti anche Maurizio Lupi (“il Pdl ha ribadito di voler essere in sintonia con la volontà popolare e ha detto no ad ogni ipotesi di scomposizione o frammentazione”), Maurizio Gasparri (“ci sarà la partecipazione popolare diretta”) e Ignazio La Russa, che aveva ribadito: “Il nostro candidato è Alfano” ma nel caso “si creassero le condizioni per una coalizione siamo pronti a valutare altre soluzioni”. Per Antonio Leone, vice presidente della Camera, “per il momento è lo stesso Berlusconi a riflettere seriamente sull’eventualità di una sua nuova candidatura a premier, ma è bastato la sola ipotesi a mettere in agitazione l’intero mondo politico, quello vicino al centrosinistra in particolare, ma non solo”. Leone ha poi aggiunto che “il presidente deciderà consultando il partito, nell’ambito del quale il segretario Alfano resta un importante punto di riferimento”, sottolineando che “i sondaggi, compresi quelli meno favorevoli, confermano che non esiste in Italia un uomo politico capace di trascinare da solo dietro il suo nome una percentuale di elettori variante fra il 15 e il 20 per cento”.
Nella riunione di oggi Berlusconi e il Pdl hanno fatto il punto anche sulla situazione politica, i provvedimenti all’esame del parlamento e la riforma della legge elettorale sulla quale il partito avrebbe già studiato una linea. “Abbiamo varie ipotesi – ha spiegato Cicchitto- lo schema francese con semipresidenzialismo e doppio turno, oppure le preferenze o il modello spagnolo. Ci sono varie soluzioni da sottoporre al confronto con il Pd”. Il capogruppo poi si augura “che il Pd risponda positivamente, altrimenti risulterà chiaro che sono loro a sostenere l’attuale legge elettorale”. Ma è un tema sul quale il Pdl “si è sempre sottratto al confronto” secondo la senatrice Anna Finocchiaro. E per Gianfranco Fini “la nuova legge elettorale deve garantire la governabilità del Paese e all’elettore deve garantire di poter scegliere i propri rappresentanti”.
Il centrosinistra intanto ha depositato un ddl alla Camera firmato da Arturo Parisi, Mario Barbi, Antonio La Forgia, Fausto Recchia, Giulio Santagata e Sandra Zampa e lo stesso testo è stato depositato da Albertina Soliani al Senato. Gli obiettivi sono di “abrogare la legge elettorale vigente, riportare in vigore la precedente legge elettorale prevalentemente fondata su collegi uninominali e introdurre nella legislazione elettorale italiana norme radicalmente nuove concernenti le modalità di svolgimento di votazioni primarie per la selezione delle candidature nei collegi”. Dal vertice a Palazzo Grazioli sono uscite “idee molto chiare sul candidato premier e molto confuse invece sulla legge elettorale” secondo il presidente dei deputati della Lega Nord, Gianpaolo Dozzo che evidenzia: “Francese con semipresidenzialismo e doppio turno, preferenze e modello spagnolo non sono affatto simili fra loro. Se anche il Pd, a sua volta, dovesse rilanciare con altri tre sistemi elettorali diversi e l’Udc pure, a questo punto non basterebbe un’intera legislatura per dirimere la questione”.
Al centro dell’agenda politica del Cavaliere anche la riforma del semipresidenzialismo, oggetto di una lettera inviata ai senatori del Pdl a cui chiedeva di “garantire la presenza e il massimo impegno” al voto per le sedute al Senato del 17 e del 18 luglio.