È arrivato un poker di denunce sul tavolo della Procura della Repubblica di Ravenna. La causa è l’apertura contestatissima del giardino zoologico “Le dune del Delta”, creato nei pressi di Mirabilandia. Ad essere interessati dagli esposti delle associazioni animaliste ravennati sono il Ministero dell’ambiente, il sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci, la polizia municipale e l’ispettorato del lavoro.
La lotta di chi non ne vuole sapere di chiamare parco faunistico quello che considera a tutti gli effetti uno zoo, va avanti da anni. Un ricorso al Tar, uno al tribunale di Ravenna, manifestazioni di piazza, raccolte di firme, blitz estemporanei (come quello del luglio 2011 in cui Samantha Comizzoli, assieme ad altri tre attivisti, si sdraiò per terra durante un consiglio comunale): queste le armi utilizzate sinora per scongiurare che le dune del Delta, di proprietà della srl Alfa 3000, aprissero le porte ai visitatori. Invano. Poiché l’11 giugno si sono spalancati i cancelli della struttura.
L’associazione Ravenna punto a capo e le numerose altre associazioni ambientaliste, unitesi nella protesta, hanno contestato il fatto che il giardino zoologico sta ospitando un numero superiore di animali rispetto a quello concessogli dalla Via (Valutazione d’impatto ambientale) del Comune di Ravenna. Altra deroga alla Via è costituita dalla presenza di specie pericolose come i leoni. Ma soprattutto a essere contestata è l’apertura senza licenza, vietata dalla legge 73/05.
Sulla licenza è stato scontro aperto con la proprietà che sosteneva di esserne in possesso. È stata necessaria una diffida al Ministero dell’ambiente, sostengono gli animalisti, per riceverne gli atti. Alla fine la risposta da Roma è arrivata, per iscritto, e conferma la mancanza della licenza. L’istruttoria sulle Dune del Delta, si legge nella nota firmata da Renato Grimaldi, direttore generale per la protezione della natura e del mare, “è tuttora aperta, dovendo ancora pervenire l’assenso della Conferenza Stato Regioni al rilascio definitivo del decreto interministeriale di licenza”. La nota prosegue poi considerando “inopinata” l’apertura della struttura, che è costata alla proprietà la sanzione di 30 mila euro da parte del Corpo forestale dello Stato.
“Peccato –afferma Comizzoli- che noi nel frattempo avessimo già ricevuto la risposta della polizia municipale che dichiarava di essere intervenuta su nostra segnalazione, rilevando che ‘trattasi di giardino zoologico regolarmente autorizzato’. Non si sono accorti che mancava la licenza o hanno dichiarato a noi il falso?” si domanda la rappresentante di Ravenna punto a capo.
“Peccato altresì –continua l’attivista- che avessimo segnalato all’ispettorato del lavoro che vi era una situazione di pericolo per gli inservienti dello zoo e che il 9 luglio una giraffa (una di quelle specie non autorizzate) abbia calpestato un inserviente provocandogli un trauma toracico e che l’ispettorato del lavoro abbia fatto seguire il silenzio al nostro esposto”.
A causa delle irregolarità riscontrate, gli animalisti hanno deciso di procedere seguendo la via della Procura: sono stati denunciati il sindaco Matteucci e la polizia municipale per omissioni d’atti d’ufficio, abuso d’ufficio, favoreggiamento a privato e truffa allo Stato; l’ispettorato del lavoro di Ravenna per omissione d’atti d’ufficio e corresponsabilità nell’incidente avvenuto all’operaio del parco. Al Ministero dell’Ambiente infine sono state mosse le accuse di falsa dichiarazione, favoreggiamento e truffa allo Stato.