Tensioni sul debito sovrano e disoccupazione: sono questi i due fattori di incertezza che minano alla base la ”graduale ripresa” della zona euro. E’ quanto prevede la Banca centrale europea, secondo cui l’uscita dalla crisi sarà ‘smorzata’ dalle “tensioni del debito sovrano e del loro impatto sulle condizioni del credito, dal processo di aggiustamento dei bilanci del settore finanziario e non finanziario e dall’elevata disoccupazione”. Tutte considerazioni inserite nel bollettino mensile della Bce.
”E’ essenziale che le banche seguitino a rafforzare, ove necessario, la propria capacità di tenuta” è scritto nel rapporto, in cui si sottolinea che “la solidità dei bilanci bancari sarà un fattore chiave per agevolare sia un’adeguata offerta di credito all’economia, sia la normalizzazione dei canali di finanziamento“. La Banca centrale europea, inoltre, ha detto la sua anche sulle ripercussione di determinati provvedimenti dei governi nazionali sulla crescita interna dei Paesi interessati. “In Francia e Italia – è scritto nel bollettino mensile – sull’attività del settore costruzioni potrebbero pesare i provvedimenti tesi al risanamento dei conti pubblici, come l’aumento delle imposte sugli immobili e il graduale rientro delle misure fiscali a favore degli investimenti in immobili residenziali”.
Poco ottimismo, quindi, tanto che l’organismo presieduto da Mario Draghi non ha esitato a sottolineare che le proprie indagini ”non segnalano miglioramenti per il prossimo futuro” del mercato del lavoro dell’area euro e nel secondo trimestre è previsto un ulteriore calo. “Le condizioni siano ulteriormente peggiorate – si legge nel documento – L’occupazione è diminuita, mentre il tasso di disoccupazione ha continuato ad aumentare”. Il settore più colpito sono le costruzioni (-1,3%), ma la Bce ha segnalato anche una riduzione del tasso di crescita della produttività.
Per quanto riguarda l’inflazione, invece, a sentire la Bce “le pressioni sui prezzi dovrebbero restare moderate”, mentre il costo del denaro dell’area euro, al 2,4% a giugno, “dovrebbe scendere ancora nel corso del 2012 per riportarsi sotto il 2% l’anno seguente”. Secondo la Bce, inoltre, anche tenendo conto del taglio dello 0,25% stabilito dal consiglio direttivo il 5 luglio, “i rischi sull’andamento dei prezzi rimangono bilanciati” e i “rischi al ribasso sono connessi all’impatto di una crescita inferiore al previsto dell’area euro”.