Un 22enne somalo è stato bloccato da tre uomini che non si sono identificati come carabinieri. Sentite le urla del giovane, le persone che assistevano alla scena, hanno cercato di impedire l'arresto del rifugiato politico che intanto era stato colto da crisi epilettica
Almeno è riuscito ad incontrare il padre, un abbraccio atteso e cercato da anni. L’incontro con il genitore aveva spinto il giovane 22enne somalo a raggiungere Roma. Un viaggio verso la capitale carico di emozioni e ricordi, ma che poteva trasformarsi in tragedia. Evitata la tragedia, ora dovrebbe essere stato denunciato per resistenza a pubblico ufficiale. “Non c’è stato notificato ancora nulla”, racconta il suo avvocato. Il ragazzo vive ad Enna, in Sicilia, dove svolge l’attività di aiuto cuoco ed è in Italia da alcuni anni avendo ottenuto la protezione internazionale riconosciuta ai rifugiati politici.
Era arrivato a Roma per ricongiungersi con il padre che non vedeva da tempo. Prima dell’atteso abbraccio, il ragazzo ha vissuto un’esperienza che lo ha traumatizzato e che, a 24 ore di distanza, preferisce non commentare. Nella serata di martedì camminava in via degli Ausoni, nel quartiere San Lorenzo a Roma, quando una pattuglia di agenti in borghese lo ha fermato per un controllo. I carabinieri non si sarebbero identificati e il giovane, spaventato, chiedendo spiegazioni e provando a sottrarsi dalla morsa, ha iniziato a gridare aiuto. Gli agenti che lo hanno bloccato erano in tre, un altro era rimasto nell’auto. Avrebbero chiesto i documenti senza ottenerli e questo avrebbe prodotto la loro reazione bloccando il ragazzo contro una saracinesca. Il giovane ha raccontato che temeva volessero derubarlo fingendosi appartenenti alle forze dell’ordine come gli era già successo in Sicilia.
“ Io ho assistito a tutta la scena – racconta una ragazza che lavora nei paraggi – quando ho visto che lo fermavano tenendogli le braccia e sentivo la sua richiesta di aiuto, con un’altra amica ci stavano avvicinando. L’agente in macchina ha detto ‘siamo carabinieri’”. In pochi minuti le urla del ragazzo hanno attirato l’attenzione dei passanti. Gli abitanti della zona si sono riversati in strada, è piovuto qualche insulto sugli agenti. In rete viene caricato un filmato che ripercorre l’accaduto.
Si sentono gli agenti dire che il ragazzo “ha fatto resistenza” mentre lui smentisce chiedendo aiuto. I carabinieri continuano a trascinare il ragazzo verso la macchina, le persone cercano di aiutarlo chiedendo agli agenti di mostrare il tesserino di riconoscimento. Il giovane è stato, poi, ammanettato, gli è stato sottratto il portafogli con i documenti prima di cadere, colto da una crisi epilettica. Momenti drammatici, documentati dal video, con il giovane riverso a terra mentre viene chiamata l’ambulanza.
Portato in ospedale è uscito nelle prime ore della notte riportando una prognosi di 15 giorni. “ All’inizio – racconta un’altra ragazza – pensavo che il giovane fosse rimasto vittima di una aggressione soprattutto per le urla disumane che sentivo. Non si può immaginare di avere paura dei tutori dell’ordine”. Un’attività di controllo del territorio che viene svolta quotidianamente da agenti in borghese e dalla locale stazione dei carabinieri di San Lorenzo per garantire la sicurezza del quartiere. In questo caso la situazione poteva degenerare e avere anche un epilogo più grave. “Vengono ogni sera gli agenti – racconta un abitante del quartiere – con questa Renault Clio, fanno il loro lavoro, ma dovrebbero identificarsi altrimenti chi viene fermato non sa con chi ha a che fare”.