Capezzone (Pdl): "Ai tempi di B. i giudizi negativi erano applauditi". Beretta (Pd): "Downgrade inatteso e sbagliato". Squinzi: "L'Italia è molto più forte delle valutazioni"
Da una settimana uno spettro è tornato a fare tremare la politica italiana, compreso il governo dei “tecnici”. Il differenziale fra Btp e Bund da aprile è sopra la soglia, costosa per le casse dello stato, dei 400 punti, ma negli ultimi giorni siamo a un soffio dai 500 punti (oggi il picco è oltre i 480), il limite che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva fissato prima di chiamare Mario Monti al posto di Silvio Berlusconi. E ora sullo spread influirà di certo anche il nuovo downgrade deciso da Moody’s per i titoli di Stato italiani: il loro rating passa da A3 a Baa2, ovvero ad appena due gradini sopra il livello ‘spazzatura’.
Fra i problemi del Paese – sottolinea l’agenzia – è il “clima politico, che con l’avvicinarsi del voto della prossima primavera è fonte di un aumento dei rischi”. Una valutazione che arriva appena due giorni dopo l’annuncio della nuova discesa in campo del Cavaliere e della sua candidatura a Palazzo Chigi per le politiche del 2013. Voto fonte di rischio, dice Moody’s. E i primi a reagire sono proprio gli esponenti del Pdl. Fabrizio Cicchitto parla di “brutto risveglio”, per poi aggiungere che “quello che non funziona è in Europa e non in Italia. Ogni Paese ha la sua dialettica politica”. Per Gaetano Quagliarello si tratta di un “giudizio improprio”, visto che “un’agenzia di rating deve restare su giudizi economici e non sconfinare a giudizi politici, soprattutto se riferiti a fasi post elettorali non ancora aperte”.
Per Maurizio Gasparri la valutazione di Moody’s è segno che “i tecnici non hanno la bacchetta magica”. Mentre il portavoce del partito Daniele Capezzone commenta così le critiche arrivate a Moody’s dal centrosinistra: “Oggi c’è una levata di scudi contro l’ingiustificato downgrading deciso da Moody’s, ma in analoghe circostanze all’epoca del governo Berlusconi, si levavano invece applausi in nome di un vero e proprio masochismo anti-italiano”. Il deputato Rocco Girlanda rilancia la necessità di una commissione parlamentare d’inchiesta sull’operato delle agenzie di rating, che – sostiene – vogliono condizionare con mesi di anticipo il clima politico italiano e l’andamento della campagna elettorale.
Duro con l’agenzia di rating anche il coordinatore delle commissioni economiche del Pd alla Camera, Francesco Bocci, che si chiede: “Ma come si fa a declassare titoli di Stato il giorno dopo le valutazioni positive della Bce e dopo aver avuto, di fatto, la certezza di una soluzione europea sulle differenze dei costi tra Paesi membri Ue sul debito oneroso?”. Per Pier Paolo Beretta (Pd), ”Il declassamento da parte di Moody’s, inatteso e sbagliato, conferma la necessità di agenzie di rating realmente indipendenti, estranee a conflitti di interesse e con una più ampia rappresentanza dei Paesi di riferimento”. Mentre il responsabile lavoro e welfare dell’Idv, Maurizio Zipponi, considera il downgrade prova che “il fallimento è l’unica parola che definisce chiaramente l’operato del governo Monti e della sua maggioranza Pdl-Pd-Udc”.
Per il governo parla il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera: “Un giudizio del tutto ingiustificato e fuorviante, che non tiene conto del lavoro che il nostro Paese sta facendo”. Secondo il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, “l’Italia e il nostro sistema manifatturiero sono molto piu’ forti di quello che appare nelle valutazioni di Moody’s”. La valutazione di Moody’s è stata commentata anche dal vice presidente della Commissione Ue Antonio Tajani: ”Io sono molto prudente quando arrivano i giudizi delle agenzie di rating – ha affermato – perché non sempre le agenzie di rating sono obiettive”.