Il leader del Carroccio difende l'agenzia di rating, accusata di essere "una entità che vuole danneggiare a tutti i costi l’Italia". Al contrario, ritiene che il suo giudizio sia stato segno "dell’incapacità dell'esecutivo di risolvere i problemi”
“Penso semplicemente che Moody’s abbia registrato il fallimento dell’azione del Governo”. Il segretario della Lega Nord Roberto Maroni non vede nessun complotto e nemmeno alcuna rilevanza penale rispetto all’agenzia di rating, a differenza di quanto sostiene la Procura di Trani che ieri ha concluso le indagini. Per il pm Michele Ruggiero, infatti, gli analisti di Moody’s Robert Abertcomby e Johannes Wassemberg “fornivano intenzionalmente ai mercati informazioni tendenziose, distorte (e come tali falsate)”.
“Tutti hanno gridato al complotto – ha detto Maroni a Bondeno per un incontro con gli amministratori locali leghisti – come se Moody’s fosse la Centrale, la nuova Spectre di questa entità che vuole danneggiare a tutti i costi l’Italia, una grande regia nascosta di chissà quale potenza aliena”. Invece per il segretario del Carroccio l’agenzia di rating ha esplicitato “l’insufficienza e l’incapacità dell’azione del governo a risolvere i problemi”. Maroni osserva inoltre che, quando era ministro dell’Interno, le valutazioni delle agenzie erano state ritenute veritiere perché attribuivano la colpa all’esecutivo in carica. Ora invece, sottolinea Maroni, “è colpa di qualche complotto internazionale: io non ci credo”. Quello in cui crede invece Maroni è che la valutazione di Moody’s rispecchi “la cattiva gestione della crisi da parte del governo ed è una cosa che noi diciamo da tempo: solo tasse, solo aumenti di tasse”. La prova secondo il leghista risiede nello spread che, ricorda, è tornato vicino ai 500 punti.
“Gridare al complotto – ha concluso – significa nascondere le proprie responsabilità e riversare sempre la colpa su qualcun altro. La colpa invece è del governo Monti – ha concluso – che non è capace di affrontare la crisi con misure adeguate”.