La Campania nella metà degli anni 2000. Gli anni della finanza allegra dei commissariati per le varie emergenze. A cominciare da quella cronica dei rifiuti. Strutture messe in piedi per affrontare di petto i problemi ma che non li hanno risolti, diventando centri di spesa dai costi faraonici, tra super stipendi e consulenze a go go. Strutture sulle quali svettava la figura del Governatore, il Ds Antonio Bassolino. Sappiamo come è andata a finire. Quel che non sappiamo è che lo Stato poco alla volta sta presentando il conto. Qualcuno dovrà pagare per quella stagione di sprechi. Il 4 luglio la Corte dei conti della Campania – presidente Fiorenzo Santoro, consigliere Gaetano Berretta, primo referendario Pasquale Fava – ha depositato la sentenza numero 993. Riguarda la gestione del commissariato per le alluvioni, creato per prevenire il rischio su un territorio ferito da eventi catastrofici, come la strage di Sarno del maggio 1998. Con questa sentenza i giudici contabili hanno condannato Bassolino e un dirigente della Regione, Fernando De Angelis, a risarcire la presidenza del Consiglio dei Ministri-dipartimento della Protezione Civile per circa 195.000 euro a testa.

E’ la conseguenza di un’ordinanza del 21 luglio 2004 con cui il commissario straordinario Bassolino, forte di un parere favorevole di due dirigenti della Regione Campania, dispose di assegnare ai dipendenti regionali in servizio presso il commissariato, “in aggiunta allo stipendio già in godimento”, un compenso mensile ‘omnicomprensivo’ di 2700 euro per coordinatore, 2100 euro per dirigente, 900 euro per collaboratore e 700 euro per collaborazioni di personale con qualifiche inferiori. Fior di quattrini, poggiati sul bilancio dello Stato. L’ordinanza in questione è stata ‘censurata’ al termine di un paio di ispezioni dei tecnici del ministero dell’Economia. Secondo una precedente ordinanza del ministero dell’Interno, il commissario straordinario non può autorizzare l’erogazione al personale regionale di compensi mensili “del tutto slegati all’effettivo lavoro svolto”. E soprattutto quei costi non potevano essere scaricati sul governo nazionale. Il danno contabile è stato quantificato in 585.000 euro circa. La responsabilità andrebbe divisa in tre: ma uno dei dirigenti nel frattempo è deceduto. Restano col cerino acceso Bassolino e uno dei dirigenti che diede l’ok all’ordinanza, Fernando De Angelis.

Ma a che servì il commissariato per le alluvioni? Solo a pagare stipendi e bonus, a leggere le carte delle relazioni ministeriali. Le spese totali del periodo 2002-2007 ammontarono a 2 milioni e 865mila euro. Di queste, le spese per il personale furono 2 milioni e 223mila euro. Per mettere in sicurezza i territori rimase davvero poco. Nel marzo 2011 la Corte dei conti ha confermato in appello una condanna a Bassolino a risarcire 47.000 euro per “un ingiustificato ed illegittimo aumento dei compensi corrisposti ai membri di una commissione giudicatrice di una gara relativa al progetto S.I.R.E.Net.T.A.” disposto dall’ex Governatore nelle sue funzioni di commissario all’emergenza rifiuti. E sempre in quella veste, è in corso davanti al Tribunale di Napoli un processo penale che vede l’ex ministro del Lavoro di un governo D’Alema imputato di peculato per alcune anomale consulenze liquidate dal commissariato per l’emergenza rifiuti. Ma la sentenza più pesante resta quella depositata dalla Corte dei conti il 27 dicembre 2007, che ha condannato Bassolino a restituire 3 milioni e 200mila euro per la costituzione della società mista Pan, rivelatasi un inutile – e costosissimo – carrozzone.

 

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