Modena e l'Emilia Romagna sono i laboratori del nuovo progetto politico del cavaliere, anche se qui troverà una tra le più forti opposizioni interne tra i malpancisti di Isabella Bertolini e i rottamatori di Galeazzo Bignami
L’annuncio ufficiale non esiste ancora, il programma è in crescere tra Arcore e palazzo Grazioli, ma il nuovo progetto politico col quale Berlusconi vuole arrivare alle elezioni è questo e poco si differenzia dai circoli del buongoverno.
Che Samorì da un po’ di tempo a questa parte sia diventato il figlio prediletto del Cavaliere, spinto da Dell’Utri, ma anche da Emilio Fede e Vittorio Sgarbi, non è un mistero per nessuno. E non solo perché è stato giovane delfino di Dell’Utri, lontano apparentemente dalla scena politica (in realtà doveva già entrare in Parlamento nel 2006) ma anche perché possiede una liquidità come pochi. Gestisce un impero in Emilia Romagna che va dalle assicurazioni all’energia, dalle partecipazioni bancarie all’editoria. Liquidi che gli hanno permesso di piazzare un suo uomo in un colosso come la Banca popolare dell’Emilia Romagna, dopo aver tentato invano per quattro anni di scalarla. Scalata che gli ha portato anche qualche strascico giudiziario: l’avvocato è indagato dalla Procura di Bologna per un presunto accesso abusivo al sistema informatico della Banca finalizzato a carpire i dati sensibili dei soci.
I circoli, un futuro partito nuovo, il simbolo restaurato, nessuna consultazione primaria e la campagna elettorale che inizierà quanto prima. Questi i piani fino a oggi. Con un cerchio magico che è rinnovato, ma solo parzialmente. Tra i nomi che dovrebbero sostituire i Gasparri, Cicchitto, La Russa, ci sono anche: la deputata Maria Rosaria Rossi, l’ombra del Cavaliere da un mese a questa parte (c’era anche lei all’ultimo incontro a Palazzo Chigi con Monti il 26 giugno); Diego Volpe Pasini (fondatore in Friuli del movimento Sos Italia, già finito in carcere per non aver pagato gli alimenti alla ex e al figlio e autore del dossier che voleva Matteo Renzi candidato del centrodestra); Micaela Biancofiore, deputata altoatesina del Pdl, sempre e comunque al fianco del presidente, anche nei momenti più difficili; Daniela Santanchè e Denis Verdini, che in realtà dal cerchio magico del cavaliere non è mai uscito.
Squadra ristretta, base che crescerà dai circoli, l’immagine affidata ancora al volto di Berlusconi. Tutto come allora, anche se nel 1994 non c’era niente e questa volta c’è un partito all’interno del quale qualche resistenza il progetto di Berlusconi la troverà. Se Giancarlo Galan, già ministro della Cultura, delle Politiche agricole e prima presidente della Regione Veneto, ha già annunciato la gioia “paragonabile a un orgasmo”, c’è chi nel Pdl di Berlusconi non ne vuol sapere. Uno dei pochi a uscire allo scoperto si chiama Galeazzo Bignami e fa il consigliere regionale in Emilia Romagna: “Io dal ‘94 a oggi l’ho sempre votato, ma questa sarebbe la sesta volta e inoltre lui avrebbe 77 anni. Farei fatica a vedermi in una lista guidata da Berlusconi”.
Bignami ha avuto solo il coraggio di dirlo, ma come lui la pensa una buona parte del partito. Li chiamano rottamatori, e già a maggio si sono fatti vedere in un convegno a Bologna, dove vennero chiamati a sorpresa da Ignazio La Russa, che fece loro i complimenti e assicurò un nuova strategia che portasse a un punto d’incontro tra la vecchia e la nuova generazione. I rottamatori (che numericamente vuol dire 300 persone tra deputati, amministratori locali, sindaci, consiglieri comunali) ma anche quelli che negli ultimi giorni dell’ultimo governo Berlusconi vennero chiamati malpancisti, e guidati dalla deputata modenese Isabella Bertolini, che mal sopporta un ritorno all’antico, figuriamoci poi se può digerire l’avvocato Samorì, iscritto alla federazione di Modena del Pdl, ma da sempre schierato con quello che Bertolini considera il suo peggior nemico, Carlo Giovanardi, un altro tra quelli che aspetta solo la chiamata alle armi per la nuova casa berlusconiana.