Regime tecnico, oligarchia oppressiva, primo governo aristocratico della Repubblica italiana, le definizioni si sprecano. Il fatto è che il governo Monti, voluto, costruito, sostenuto e lodato dal Presidente Napolitano, procede a colpi di fiducia, quella stessa che era stata pesantemente e ripetutamente rimproverata sia a Prodi che a Berlusconi.
E ogni no, ogni critica al governo suona come lesa maestà all’Uomo sul Colle e mette a rischio il Paese perché fa salire lo spread…
Ma sia il vostro parlare no, no o no, no… (Matteo 5,37)
Una repubblica parlamentare?
Non si direbbe proprio, in verità,
da quando Monti officia sull’altare
al Parlamento ha dato l’altolà.
Al comando ci stanno il bocconiano
col team di tecnici a lui fedeli
ed il suggeritor Napolitano
che pare un angelo che lo tuteli.
Al voto di fiducia che fu a Prodi
e al Cavaliere tanto criticato
giungon dal Colle quotidiane lodi
per l’utilizzo generalizzato
che oggi ne fa il nostro salvatore.
Tecno-regime, non democrazia
che fa di un deputato o un senatore
un pollo che si muove nella stia,
messo all’ingrasso senza fare niente
che non sia votar sì o votar no
nel passare davanti al presidente
a fiducie che piovono a gogò.
Chi vota no è contro la Nazione,
un bieco traditore dello Stato,
un vil Giuda Iscariota, un mascalzone
e il fare opposizione è deprecato.
Chi nel vedere il quotidian sterminio
di diritti e di welfare, lo racconti,
si fa degno del pubblico abominio
poiché attacca Napolitano e Monti.
Chi poi rimpiange la concertazione,
che pur tanti problemi ci ha risolto,
è un comunista peggio di Baffone,
dalla sua rossa ideologia travolto.
Qualunque “No!” lo spread fa risalire
e chi utilizza questa paroletta
indebolisce il bocconiano Sire
e chi sul Quirinal sta di vedetta.
Perciò diciamo tutti in coro: “No!“
al capo dello Stato e al professore
ed un altr’anno a tutti quanti: “Sciò!“
e “Fuori dai coglioni, per favore!“