Un concorso “infinito”, che dura da quasi cinque anni, 33 membri della commissione (dei quali 25 magistrati) sostituiti (o ricusati) per incompatibilità varie, prove di esame integralmente copiate dai manuali di diritto, esiti parziali annullati e ricorrezioni dei compiti, con le buste lasciate aperte per mesi nelle stanze di via Arenula: la storia del concorso per 40 posti di dirigente dell’Amministrazione giudiziaria (cancelliere) riassunta nel ricorso al Tar proposto da venti candidati esclusi dalla prima graduatoria proietta l’ombra di favoritismi e manipolazioni nella scelta dei dirigenti e costituisce la cartina di tornasole dei tempi della burocrazia giudiziaria italiana. Che impiega più di quattro anni per assumere quaranta cancellieri necessari a smaltire il carico di arretrato dei processi civili e penali.
Per questo alcuni candidati esclusi hanno chiesto al ministro Paola Severino la sospensione in autotutela del concorso: all’istanza hanno allegato le prove d’esame dei candidati numero 326 e 182 in cui interi passi risulterebbero copiati dai manuali della Simone edizioni di Management pubblico e Contabilità di Stato. Ma non solo. Gli esclusi lamentano anche una scarsa trasparenza per non aver potuto ottenere, perché non più trovati, i documenti allegati ai verbali di espulsione di altri candidati sorpresi con elaborati pertinenti alla traccia d’esame.
Bandito nel maggio del 2007, aperto a 5.200 candidati (poi ridotti a 1610), il concorso decolla solo nel gennaio del 2008 con le prove scritte, ma la graduatoria verrà pubblicata solo a dicembre scorso. Ma a settembre 2008, arriva il primo stop: si scopre che due membri della commissione, dirigenti di seconda fascia, erano stati nominati illegittimamente. Così, dopo avere acquisito un parere del Consiglio di Stato, la commissione, che ha già corretto alcune centinaia di compiti, decide di andare avanti: unico rimedio, la ricorrezione delle prove scritte già esaminate. Ciò comporta la riapertura delle buste, che restano pive di sigilli – lamentano i ricorrenti – per oltre due anni negli uffici di via Arenula, senza la certezza di una vigilanza.
Analoga mancanza di trasparenza viene denunciata anche in occasione della nuova attribuzione dei “numeretti” ai singoli candidati, operazione che dovrebbe garantire l’anonimato assoluto delle prove scritte: nel ricorso si legge che l’operazione venne compiuta da soli tre membri della commissione (il presidente Angelo Giorgianni, il vice presidente supplente, e un altro membro, anch’egli supplente) nell’assenza di tutti gli altri, in sospetta violazione del principio di trasparenza. E dello stesso Giorgianni, già sottosegretario agli Interni del governo Prodi, i ricorrenti hanno segnalato al Tar l’incompatibilità, visto che avrebbe dato al Csm la propria disponiblità a essere nominato dall’allora ministro Mastella a capo dell’organismo di valutazione dei dirigenti dell’amministrazione giudiziaria, ben prima di avere rassegnato le dimissioni da Presidente della commissione.
La sospensiva richiesta al Tar è stata rigettata nel marzo scorso, oggi i candidati esclusi attendono l’esito di un nuovo ricorso, con motivi aggiunti, discusso l’11 luglio scorso del quale ancora non si conosce l’esito. E attendono che sulla loro richiesta di sospensione si pronunci anche il Guardasigilli Severino.