E’ stridente il contrasto tra la recente proposta di direttiva con la quale la Commissione UE ha, tra l’altro, manifestato la volontà di imporre ai Paesi membri di garantire maggiore trasparenza ed equilibrio nella governance degli enti di gestione dei diritti d’autore e lo scandalo che, giorno dopo giorno, sta sgretolando la Società italiana autori ed editori, facendo affiorare gravissime responsabilità diffuse del management dell’Ente, dei suoi Commissari straordinari e delle Autorità di vigilanza.
Lasciano senza parole le domande – che appaiono formulate in modo retorico da parte di chi conosce già le risposte – che uno dei Questori della Camera dei Deputati, Francesco Colucci ha posto nei giorni scorsi al Ministro per i beni e le attività culturali, Lorenzo Ornaghi nell’ambito dell’indagine conoscitiva che sta conducendo la Commissione Cultura.
“E’ vero che uno degli attuali sub-commissari della Siae, l’Avvocato Domenico Luca Scordino è stato il legale di fiducia del Direttore Generale della stessa Siae e lo ha, tra l’altro, assistito proprio nella negoziazione del faraonico contratto che lega quest’ultimo alla Società?”
E come è potuto accadere che sia stato nominato sub commissario straordinario – con la missione, dunque, anche di vigilare sull’operato del management dell’ente – il legale di fiducia del direttore generale e, dunque, di uno dei soggetti “vigilati”?
La domanda – alla quale, sin qui, il Ministro Ornaghi non ha risposto – fotografa una responsabilità gravissima di chi avrebbe dovuto vigilare sulla Siae e si è, invece, addirittura reso complice di inenarrabili irregolarità.
Non è stato, infatti, il Direttore Generale Gaetano Blandini a nominare l’Avv. Scordino, sub commissario della Siae.
Il Decreto di nomina dell’ultra novantenne Gian Luigi Rondi a Commissario Straordinario e dei due sub-commissari Mario Stella Richter e Domenico Luca Scordino è stato adottato dal Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dell’allora Ministro dei beni e delle attività culturali, Sandro Bondi.
Nel Decreto si scrive “Visti i curricula vitae del dott. Gian Luigi Rondi, del prof. avv. Mario Stella Richter e dell’avv. Domenico Luca Scordino”, ma è evidente che qualcuno ha suggerito i nomi della triade alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed al Ministro dei beni e delle attività culturali.
Chi è stato? La circostanza che uno dei due sub commissari sia il legale di fiducia del direttore generale della Siae, Gaetano Blandini e che questi sia stato uno dei direttori generali del Ministero dei beni e delle attività culturali prima di essere faraonicamente assunto alla guida della Siae, rende difficile resistere alla tentazione di imputare il “suggerimento” proprio a Blandini.
Sarebbe, tuttavia, gravissimo ipotizzare che Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero dei beni e delle attività culturali – Autorità alle quali compete la vigilanza sull’attività della Siae – si siano lasciate suggerire il nome di uno dei Commissari straordinari dagli stessi vertici dell’Ente oggetto di vigilanza.
Ma non è grave solo la condotta dell’ex Governo Berlusconi.
Identiche – se non più gravi – responsabilità, in relazione a questa vicenda, competono all’attuale Governo.
Il 23 marzo scorso, infatti, il Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Monti, sentito il Ministro dei Beni e delle attività culturali, Lorenzo Ornaghi hanno prorogato di sei mesi il mandato del Commissario straordinario Rondi e dei due sub-commissari Stella Richter e Scordino.
Come è potuto accadere?
Lo scandalo che sta travolgendo la società italiana autori ed editori è, ormai da mesi, noto a tutti così come condivisa – e più volte evocata nel corso dei lavori della Commissione Cultura della Camera dei Deputati – è l’inadeguatezza dell’attuale management della Siae e della gestione Commissariale.
Come ha fatto il Governo a rinnovare il mandato e quindi la fiducia ai Commissari straordinari?
“Si chiede l’immediato azzeramento dei vertici della Siae. Del Direttore generale Gaetano Blandini, del Commissario Straordinario Gian Luigi Rondi e dei sub commissari Stella Richter e Scordino”.
E’ questa l’istanza che l’On. Colucci ha indirizzato al Ministro Ornaghi.
Ed è una domanda più che legittima anche in considerazione dell’altra questione sollevata dallo stesso Colucci, nel corso dei lavori della Commissione cultura della Camera dei Deputati: “si chiede di conoscere i rapporti di parentela o affinità tra i membri della gestione commissariale [n.d.r. Rondi, Stella Richter e Scordino] o propri coniugi e la società [n.d.r. Sorgente SGR] cui è stata affidata la gestione del fondo immobiliare della Siae o il fondo stesso”.
E’ solo un sospetto, frutto di maldicenze o il Questore della Camera dei Deputati pone, anche questa domanda, in modo retorico conoscendone già la risposta?
Sarebbe di una gravità inaudita se la già discussa e discutibile operazione immobiliare varata, in tutta fretta, dal Direttore Generale Blandini e dalla gestione commissariale, dovesse anche tingersi delle tinte fosche della parentopoli che l’On. Colucci pare adombrare.
All’Europa che chiede trasparenza nella governance delle società di gestione dei diritti, non possiamo permetterci il lusso di presentarci in queste condizioni: con una società di gestione dei diritti ormai ingovernabile e guidata da logiche clientelari e delle Autorità di vigilanza corresponsabili – almeno in termini omissivi – di gravi e ripetute irregolarità.