Al magistrato è stata tolta la scorta il 9 luglio scorso e nella missiva ne si fa esplicito riferimento. Oltre alle ingiurie si invitano dei generici "compagni" ad ammazzarlo. Il gip si è occupato dei processi di mafia (via d'Amelio, Addaura) ma anche dell'area anarco-insurrezionalista
Una lettera anonima con minacce di morte verso il gip del tribunale di Firenze Michele Barillaro è stata recapitata alla sede fiorentina dell’agenzia di stampa Adnkronos. L’incipit richiama a dei generici “compagni” e sottolinea che al magistrato è stata revocata la scorta, “è senza più celerini che lo guardano come un bambino idiota”. Lo scorso 9 luglio infatti, il ministero dell’Interno, ratificando una proposta avanzata dal comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, ha tolto la scorta al magistrato, che nel recente passato ha ricevuto diverse minacce dopo essersi occupato anche di processi agli anarco-insurrezionalisti.
La missiva è stata scritta al computer e stampata in inchiostro rosso. Si usano termini offensivi nei confronti del giudice per le indagini preliminari e lo si minaccia di morte, alludendo anche all’assassinio del giudice Paolo Borsellino e ricordando l’imminente ventennale della strage di via d’Amelio. Sull’accaduto sono in corso le indagini da parte della Digos della Questura di Firenze.
Barillaro si è occupato anche di mafia. Dal 1996 al 2006 è stato giudice del tribunale di Nicosia (Enna) e consigliere applicato alla corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta, trasferendosi poi al Tribunale di Firenze. Il magistrato ha redatto, tra le altre, la sentenza nel processo a Mariano Agate e ad altri 26 imputati nel cosiddetto processo Borsellino relativo alla strage di via d’Amelio e la sentenza 10/03 nel processo a Totò Riina e ad altri sei imputati relativo all’attentato dell’Addaura contro Giovanni Falcone. Alcune settimane fa il giudice Barillaro aveva richiamato l’attenzione, con una analisi pubblicata sulla stampa, sul rischio sicurezza in Toscana, sottolineando in particolare la presenza di nuclei di terrorismo anarchico lungo la costa toscana e le possibili infiltrazioni nel tessuto economico regionale della mafia, della camorra e della ‘ndrangheta.