A causa del grande caldo decidete di entrare in un fast food per un pranzo veloce. Al banco delle ordinazioni c’è un vassoio vuoto su cui è accuratamente disposta una tovaglietta di carta colorata piena di informazioni, che attira la vostra attenzione. Il testo riporta i valori nutrizionali delle specialità, le offerte promozionali e ci sono anche le immagini dei personaggi dei cartoni animanti che sorridenti invitano a gustare le novità. Scegliete di ordinare un menu completo, per voi e il vostro bimbo che sta già pensando alla sorpresa abbinata al pasto.
Osservate come vengono disposti sul vassoio il bicchiere della bibita, il panino e anche la patatine fumanti che spuntano dalla scatoletta in cartone. Alla fine il commesso posiziona un tovagliolo bianco tra le patatine e la tovaglietta di carta che ricopre il vassoio. L’igiene è un grande valore all’interno di un fast food. Arrivati al tavolo lo sguardo cade sul simbolo ben visibile sul bicchiere, che attesta l’impiego di materiali adatti ad essere usati per alimenti e ci sentiamo ancora più tranquilli. Niente sembra essere lasciato al caso.
A fianco del nostro tavolo c’è un gruppo di ragazzi che ha versato le patatine sulla tovaglietta di carta per mangiarle liberamente, senza l’ingombro del contenitore. Anche il bambino fa la stessa cosa e la porzione di patatine finisce subito sul vassoio. Niente di male, c’è la carta che protegge gli alimenti dal contatto con il vassoio maneggiato da chissà quante persone. A un certo punto però l’attenzione viene focalizzata dalla scritta “Non per alimenti” riportata con caratteri minuscoli e colori meno accesi rispetto ai disegni su un lato della tovaglietta.
Com’è possibile che in un fast food si usi carta non adatta ad essere impiegata a contatto con alimenti? Pensate al vostro bambino, alle patatine che hanno toccato quella tovaglia, ai ragazzi che le avevano sparse senza curarsi (o senza aver notato) quella scritta. Che fare? Gettare tutto nel cestino? Mangiare senza problemi? Il dubbio sorge dopo avere letto l’indicazione “Non per alimenti” e viene in mente il gesto del personale che non mette il cibo direttamente sulla tovaglietta, ma posiziona un tovagliolo bianco tra il contenitore delle patatine e la carta. L’intento è apprezzabile ma è difficile pensare che durante un normale pranzo, un bambino riesca sempre a evitare il contatto diretto tra le patatine, il panino e la carta colorata sul vassoio.
La questione non interessa solo McDonald’s, ma anche altri fast-food abituati a usare materiale cartaceo “non idoneo”. C’è un altro motivo su cui vale la pena riflettere, le tovagliette di carta per alimenti non possono essere stampate. La legge italiana (il decreto ministeriale 21.3.1973) non ammette che la carta a contatto con il cibo sia stampata, perché gli inchiostri possono cedere sostanze nocive (esiste solo un tipo di inchiostro autorizzato dal ministero della Salute che però viene utilizzato da pochissime aziende e non certo dalle catene di fast-food). I disegni, i colori e le fotografie sulle tovagliette sono quindi belli ma “fuori legge”. Uno dei principi cardine del regolamento europeo 1935/2004 prevede che anche articoli “di cui si prevede ragionevolmente che possano essere messi a contatto con prodotti alimentari o che trasferiscano i propri componenti ai prodotti alimentari nelle condizioni d’impiego normali o prevedibili” debbano essere sicuri per i consumatori. In questo caso la precauzione non sembra essere applicata.
Il problema è stabilire se la patatina che finisce sul vassoio, si può intendere come un comportamento improprio da parte del consumatore, oppure se si tratta di un evento normale ma soprattutto prevedibile. Un altro elemento da considerare è che le tovagliette di carta devono essere ricavate da cellulosa vergine e non riciclata, perché il contatto avviene con patatine fritte ricche di grassi e ancora bollenti. La questione è che il foglio di carta con immagini e scritte colorate rappresenta uno strumento di marketing per ingentilire il pasto e veicolare notizie, ma le norme di legge vanno rispettate. La regola è molto semplice: utilizzare materiale cartaceo ottenuto da cellulosa vergine che reca la scritta “per alimenti” e non stampare alcunché di colorato.
di Luca Foltran e Roberto La Pira (ilfattoalimentare.it)