La Santa Sede, scrive la divisione del Consiglio d’Europa che valuta i sistemi anti money laundering, "ha percorso una lunga strada in tempi brevi", ma "vi sono alcune importanti questioni che devono essere affrontate per poter provare pienamente l’effettività del sistema". Vaticano resta in generale bocciato in 23 raccomandazioni su 45
“Il Consiglio d’europa invita la Santa Sede a rafforzare il proprio regime di vigilanza (in materia di antiriciclaggio, ndr)”. Il Vaticano viene “promosso” in 9 punti sui 16 “consigli” essenziali con voti da “largamente conforme” o “conforme” da Moneyval, la divisione del Consiglio d’Europa che valuta i sistemi antiriciclaggio. Uno in più di quanto già anticipato dal Fatto il 18 giugno scorso.
Fra i punti in cui la Città Santa ottiene il benestare dell’Europa, il contrasto al riciclaggio di denaro, le misure di confisca, le leggi sulla riservatezza, la documentazione, l’assistenza legale reciproca, il trattamento penale del finanziamento del terrorismo, la cooperazione internazionale e altri. La bocciatura invece riguarda a customer due diligence (la raccolta di informazioni sul cliente, ndr), la segnalazione delle operazioni sospette, la regolazione, la supervisione e il monitoraggio, le altre forme di cooperazione, l’implementazione degli strumenti Onu, il congelamento e la confisca degli asset terroristici.
Nel comunicato della Moneyval si sottolinea tuttavia che delle 45 raccomandazioni del Gruppo d’azione finanziaria internazionale contro il riciclaggio di capitali (Gafi) reputate applicabili nel caso specifico, “la Santa Sede è stata giudicata non conforme o parzialmente conforme a 23 raccomandazioni (51%)”. Mentre alle rimanenti 22 (49%), il giudizio è “conforme o largamente conforme”. La Santa Sede dicono dall’Ue, “ha percorso una lunga strada in un periodo di tempo assai breve”. Inoltre è da sottolineare per il Consiglio che, “molti degli elementi costitutivi” del nuovo sistema contro il riciclaggio di capitali e contro il finanziamento del terrorismo (Aml/Cft) “sono ora formalmente in vigore”. “Vi sono tuttavia – viene spiegato – alcune importanti questioni che devono essere affrontate per poter provare pienamente l’effettività del sistema”. Tra queste, “la base legislativa per la vigilanza deve essere ulteriormente rafforzata”. I valutatori hanno ritenuto “che ci fosse una mancanza di chiarezza circa il ruolo, le responsabilità, l’autorità, i poteri e l’indipendenza dell’Autorità di informazione finanziaria (Aif), nella sua veste di supervisore Aml/Cft”. “Non ha avuto luogo – viene sottolineato – alcuna ispezione in loco né tantomeno alcuna prova a campione dei file client”.
Per quanto riguarda l’Istituto per le opere di religione (Ior), Moneyval rileva: ”E’ fortemente raccomandato che lo Ior sia sottoposto nel prossimo futuro alla vigilanza prudenziale di un supervisore indipendente”. In particolare si mette in luce il ruolo della nuova Autorità d’informazione finanziaria (Aif). Il Consiglio rileva che l’Aif “non ha ancora ispezionato lo Ior e l’Apsa (Amministrazione patrimonio della Sede apostolica), nel suo ruolo di vigilanza”. Un fatto che dà “l’impressione che non vi siano misure di vigilanza efficaci”. Ancora, vi sono “dubbi sulla capacità della Gendarmeria” di compiere controlli sugli spostamenti valutari, si sottolinea poi ancora per l’Aif come siano un limite “le restrizioni” cui è stata sottoposta l’Autorità d’informazione finanziaria per lo scambio di informazioni con le controparti di altri Paesi. Quindi si mette in luce che “non è stato dimostrato che le autorità competenti all’interno del Vaticano abbiano ricevuto una formazione sufficiente per svolgere in modo efficace le loro funzioni”.