Cuochi di Roma per l'EmiliaI migliori del Lazio si sono riuniti a Roma, presso le Officine Farneto, per una serata di beneficenza in favore della Onlus emiliana Fattoriabilità, fortemente colpita dal terremoto due mesi fa.

Tutti insieme, senza competizione. I più noti cuochi del Lazio si sono ritrovati a Roma, per dare vita a una serata di beneficenza a favore di una Onlus emiliana la cui sede è stata fortemente danneggiata dal terremoto 2 mesi fa: Fattoriabilità. Da qualche anno offre opportunità di lavoro (e non solo) alle persone svantaggiate attraverso il birrificio Vecchia Orsa.

Così è nato l’evento organizzato grazie a Ramona e Riccardo di Giacinto, insieme a Luigi Cremona e alle ragazze di Witaly, col Patrocinio della Provincia di Roma. Ieri sera presso le Officine Farneto, uno spazio di “archeologia industriale” che oggi ospita eventi e scuole di cucina, sono accorse 250 persone per fare beneficenza, unendosi alle 150 dello staff, fra cui i venti chef più rinomati del Lazio che si sono adoperati nella preparazione di finger food:

Francesco Apreda del ristorante Imàgo dell’Hotel Hassler, Heinz Beck della Pergola dell’Hilton, Cristina Bowerman del Glass, Roy Caceres del ristorante Metamorfosi, Alessandro Circiello FIC e Euro-Toques, Antonello Colonna accompagnato dai suoi due Resident Chef Adriano Baldassarre dell’Antonello Colonna Vallefredda Resort e Marco Martini dell’Open Colonna, Arcangelo Dandini del ristorante L’Arcangelo,Riccardo Di Giacinto del ristorante All’Oro, Andrea Fusco del Giuda Ballerino, Anthony Genovese del Pagliaccio, Michele Gioia ristorante The Cesar dell’Hotel La Posta Vecchia, Oliver Glowig del ristorante Oliver Glowig dell’Hotel Aldrovandi, Cristiano Iacobelli dell’Atlas Coelestis, Luciano Monosilio del ristorante Pipero al Rex, Kotaro Noda del ristorante La Magnolia del Jumeirah Grand Hotel Via Veneto, Gianfranco Pascucci del Pascucci al Porticciolo, Salvatore Tassa de Le Colline Ciociare, Giulio Terrinoni dell’Acquolina, Angelo Troiani del Convivio, Daniele Usai del ristorante Il Tino di Ostia.

Ciascuno ha contribuito, organizzazione inclusa (senza costi o spese latenti) alla serata di beneficenza, al termine di cui c’è stata un’asta di prodotti alimentari. Una bella iniziativa sostenuta da diverse aziende dell’agroalimentare che hanno messo a disposizione i loro prodotti per l’occasione.

È stato Massimo Bottura, chef emiliano fra i più rinomati in Italia e nel mondo, a indicare la Onlus colpita dal terremoto, accompagnando l’iniziativa con queste parole:

«In queste settimane abbiamo potuto leggere la parola “terremoto” in una miriade di contesti diversi, l’abbiamo visto personificato, maledetto, ingiuriato a volte giustificato Ma “il terremoto”, “un terremoto”, “i terremoti”, sono le parole che usiamo per raccontare un fenomeno naturale terrificante e misterioso. Forse terrificante proprio perché misterioso… Portiamo tutti i segni di uno sconvolgimento , la gente dell’Emilia, il suo territorio la sua economia. La natura ha bussato e non ha aspettato che noi aprissimo le nostre case, le ha sventrate, si è reimpossessata dei campi, si è fatta strada nei centri dei nostri paesi, mutilando chiese e campanili, monumenti e case. Capannoni industriali e artigianali, magazzini e stalle. Ha spento vite umane. Al di là dei danni, dei caseifici sventrati, dei capannoni accartocciati, dell’aceto spalmato sui solai la cosa che traccia il segno più profondo sulla nostra terra in questo momento è la sensazione di totale insicurezza per il futuro. Questo sconquasso ci sta restituendo una capacità di essere uniti, solidali e umani. La capacità di fare gruppo e di condividere le forze residue.

Stiamo riscoprendo l’esigenza di sentirci parte di un territorio, la volontà di ripartire, lavorando sotto i gazebo, imbottigliando l’aceto balsamico nei cortili, recuperando le forme di Parmigiano Reggiano prima che il caldo le deteriori, preservandole nelle cantine, come una volta. Sicuramente i danni materiali sono stati enormi: tantissime famiglie sono rimaste senza un reddito a causa dei luoghi di lavoro evacuati nel migliore dei casi, quando non totalmente sgretolati. Questo terremoto per certi versi ha fatto meno rumore di altri, forse perché questa è la terra dei lunghi silenzi e della nebbia ovattata. Ma questa terra che sembra così lenta è sempre stata abituata ad essere in movimento, concentrata e costante. Con questo stesso silenzio cerchiamo di seguire tutte le iniziative che il territorio italiano, i colleghi e gli amici stanno organizzando per sostenerci. Così, senza clamore, senza spettacolarizzazione cerchiamo di esserci. Non credo nella beneficenza come spettacolo, non credo nelle raccolti di fondi senza obiettivi concreti. Io credo nella rete, credo nei rapporti di sostegno tra le piccole realtà di provincia che in silenzio si tengono per mano e creano una forza nuova. Per ogni evento che si organizza è fondamentale dare un aiuto mirato, ieri a una scuola di Finale Emilia, oggi a Fattoriabilita, domani al Rigoletto piuttosto che tutte le piccole realtà piene di passione del nostro territorio meraviglioso. Non sappiamo cosa ci aspetterà domani ma sicuramente noi non ci fermeremo. L’unico modo per non avere paura è di avere la capacità di sperare. Nel nostro futuro c’è ancora futuro». 

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