Cosa penserebbe un giovane siracusano del V secolo a.C. alla vista di un suo coetaneo e conterraneo “neet” del 2012?

I “neet” sono quei giovani Not in Education or Training nor in Employment, nella sola Italia ammontano a 2 milioni e 300 mila (confronta post precedente) nella fascia di età 15-29 anni pari al 22,1% (oltre 1 su 5, Istat su 2010) e sono in espansione in tutto il continente, dalla Spagna all’Inghilterra (dove si parla di ‘Jilted Generation’).

Accecati dallo spread, non siamo consapevoli di avere il numero di “neet” maggiore nell’eurozona e il secondo in Europa: alle spalle della Bulgaria.

Giovani che non lavorano, non studiano e non fanno sport, passano buona parte del tempo nei bar o in strada, sono più facilmente arruolabili dalla delinquenza organizzata e consumano molto di meno (con che costi sociali complessivi, ci chiediamo?)

Non è solo un problema di disoccupazione. E’ un problema ancor più grave, di identità e di senso di sé. Di cittadini ed esseri umani “mancati” e “mancanti”.

Cosa penserebbe quindi il giovane e pimpante siracusano del V secolo a.C.?

– Quello che vedrebbe senza capire – a parte un’ampia serie di congegni elettronici – è un giovane uomo come lui non dedito al “gimnasium” inteso come educazione fisica. In termini moderni, uno “moscio”.

– Non obbligato ad alcun addestramento “oplitico” (da Oplos, scudo), marziale, per poter essere in grado di difendere la sua città e quindi guadagnare il diritto di cittadinanza.

– Non soggetto all’Efebia (servizio militare obbligatorio, prima di due anni e poi di uno). Né dedito alla musica ed al canto, come preparazione alla celebrazione della propria città ed all’integrazione dei più giovani in essa.

– Si stupirebbe anche del fatto che non lavori– come artigiano, assicuratore, spedizioniere, magazziniere, tipiche professioni greche e dintorni.

– Che non studi filosofia e retorica per prepararsi alla partecipazione politica.

Si chiederebbe perché, almeno, non si imbarchi come marinaio ‘civile’ o militare: per (in Grecia) poter in extremis divenire cittadino riscattando ‘sul campo’ la posizione sociale nullatenente.

Nel vedere il coetaneo nella condizione di non lavoro, non studio, non ‘sport’, non inserimento sociale,non riuscirebbe a ‘collocarlo socialmente’ nè come ‘libero’, nè come ‘cittadino’ nè come ‘schiavo’, né come ‘kakòs’-plebeo.

Certamente non potrebbe considerarlo un cittadino in senso greco, seppur nato da genitori entrambi residenti e benestanti come nell’accezione più restrittiva imposta da Pericle per accedere alla cittadinanza.

Quello che forse interrogherebbe di più il giovane greco, è la mancanza di due valori caratteristici dell’ ‘uomo greco’, il “Tonos” e ancor più la “Time” ’.

Il Tonos, è la tensione morale e civica che caratterizza la voglia di cittadinanza e partecipazione civile.

‘La time designa il valore riconosciuto ad un individuo, cioè tanto i segni sociali della sua identità- nome, filiazione, origine, considerazione all’interno del gruppo con gli onori ad essa connessa, i privilegi ed i riguardi che è suo diritto esigere-quanto la sua personale superiorità, l’insieme delle qualità e dei meriti -bellezza, vigore, coraggio, nobiltà di comportamento, padronanza di sé- …’ (Vernant, ‘L’uomo Greco’, pag. 20, Laterza 1991)

In altri termini il valore e l’orgoglio di sé.

Per il giovane greco-siracusano l’identità di un individuo coincideva con la considerazione sociale in cui è tenuto, ed il valore di un uomo è strettamente connesso alla sua reputazione. Probabilmente, finirebbe per considerarlo meno di un plebeo (che ha comunque un suo posto tra le file del popolo e lavora).

Un uomo che non esiste, non è più nessuno destinato all’esilio, ad essere un errante senza patria’ (Ibid).

Questo è un blog carico di ottimismo e di proposta. Ma senza indignazione, profonda, e una assunzione di responsabilità su scelte precise, non c’è ottimismo che tenga.

Caro Professor Monti, Caro Professor Profumo, ricordo che con un solo Aereo da guerra F35 il Governo pagherebbe il servizio civile per 35.000 ragazzi, dandogli una grande opportunità di cittadinanza attiva. Non convenite che il nostro primo obbligo, prima che con la Nato o con Finmeccanica, è con i nostri giovani?

Perché è con i giovani, la conoscenza e la cittadinanza attiva che un paese vola verso il futuro, oggi. Non certo con gli aerei da guerra.

Per maggiore approfondimento, leggi Le Armi della Cittadinanza, Napoli 2011.

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