Il neo segretario, intervistato da Sette,spiega che il fondatore della Lega è stato esautorato da ogni ruolo decisionale. Poi aggiunge che non avrebbe accettato la segreteria del Carroccio se non fosse stato così
“La presidenza di Bossi è un ruolo affettivo. Non ha nessun potere. E’ il riconoscimento concesso alla sua storia personale”. Replica così il neo segretario della Lega Nord Roberto Maroni, in una intervista a Sette, alle affermazioni di Umberto Bossi che, in una intervista al Fatto Quotidiano affermava di avere ancora potere di comando. “Ho detto chiaramente ai delegati del congresso: ‘Se mi eleggete sappiate che voglio pieni poteri, continua Maroni. Pieni poteri sulla linea politica e sulla gestione del partito’. Mi hanno eletto”
Mentre sui deludenti risultati alle ultime elezioni amministrative, Maroni giustifica l’alleanza con il Pdl: “I nostri militanti sanno che se per raggiungere il federalismo ti allei con qualcuno, qualche concessione la devi fare”. Per quanto riguarda gli scandali sulle casse del partito, il segretario del Carroccio non rievoca più le “scope” per fare pulizia, ma sottolinea che “fino alla vicenda dei soldi investiti da Belsito (l’ex tesorire della Lega, ndr) in Tanzania non abbiamo avuto problemi”.
Poi l’ex ministro degli Interni spiega la strategia del suo partito per il prossimo futuro. Interrogato sulle voci che parlano di una Lega pronta a lasciare Roma replica: “Ho una strategia chiara: conquistare l’egemonia delle regioni del Nord. Diventare come la Csu bavarese. Fatto questo, essere presenti a Roma diventa meno importante”. Ciò nonostante Maroni non si sottrae alla questione della legge elettorale per le elezioni nazionali, spiegando che a suo avviso il modello è la legge friulana: proporzionale, con una sola preferenza e il premio di maggioranza.