Mauro Masi è claustrofobico. Circa un anno fa, rimase intrappolato nell’ascensore che portava al sottosegretario Daniela Santanchè. Fu liberato. E tempo qualche giorno, e qualche trattativa nervosa, lasciò la direzione generale Rai. Aveva fallito la missione berlusconiana. Masi affronta quest’intervista come se fosse rinchiuso in quell’ascensore: seleziona le parole, modera il tono, dice e non dice. S’infiamma soltanto quando può sfoggiare se stesso: “Ho fatto di tutto. Mi manca la politica. Non ho deciso, però ci penso. Io sono un liberale, buono per il centrodestra e per il centrosinistra. Quando farò l’annuncio vi chiamerò, il mio avvocato che mi siede accanto ne è testimone”.
Ha fatto di tutto, proprio tutto.
Un momento, le faccio vedere una cosa. (Apre una cassettiera. Spolvera cinque pergamene incastonate in cornici).
Avevamo prove sbagliate: Masi è il vero Cavaliere.
Un Cavaliere con tanti titoli. Questa me l’ha data Gustavo di Svezia. Questa lettera l’ha scritta George W. Bush per ringraziarmi. E questa l’ex presidente brasiliano. Ma la più importante ha la firma di papa Benedetto XVI, che mi ha nominato Cavaliere di San Gregorio Magno.
Roba utile?
Posso entrare in piazza San Pietro a cavallo e mi spetta la sepoltura in una chiesa romana.
Come Renatino De Pedis?
Non faccia paragoni errati.
Possiede un titolo valido per la massoneria?
Mio nonno lo era. I rituali dei muratori sono ridicoli.
Quand’era in Rai ringhiava, ora è docile.
Sono in pace con il mondo. Non sono più aggressivo. Voglio costruire qualcosa.
Nonostante i quasi 700mila euro di reddito, non s’annoia in Consap?
Mi sembrava un’esperienza nuova, e l’ho fatto. Mi sento un lupetto solitario. Ho commesso errori con la mia testa nel bene e nel male. Nessuno mi chiese di mollare la direzione generale di viale Mazzini. Non c’erano più le condizioni, il Cda era completamente bloccato.
Qualcuno tradiva, allora?
La Rai è la patria del gossip. Ho recepito anch’io queste voci: qualcuno che mi remava contro.
Non si è accorto che Lorenza Lei le stava scavando la fossa?
Vi stupisco. L’ho conosciuta tramite amici in comune, e ci andavo pure d’accordo.
Vi ha presentati Luigi Bisignani?
Amici, non ricordo chi.
Perché telefonava al faccendiere P4 per avere consigli su viale Mazzini?
Non è proprio così. Luigi è un amico di vita. Siamo cresciuti insieme. Parlavamo di tutto, anche di televisione.
Che mestiere fa, Bisignani?
Non saprei. Posso dire che è un uomo intelligente, che conosce tante persone e tante cose e possiede numerose informazioni. Non ero l’unico che l’ascoltava con attenzione.
Le dispiace essere ricordato come Masi il censore?
Sì, perché non corrisponde al vero. Con me in viale Mazzini, a parte le opinioni personali, i programmi di Michele Santoro e Serena Dandini non hanno perso una puntata.
Non voleva cacciare Santoro?
Io immaginavo un contributo diverso per lui. Ripeto: io avevo lui e la Dandini in azienda, adesso non ci sono più. E in futuro valuteremo queste scelte.
Perché non ammette che Silvio Berlusconi l’ha sostituita perché non riusciva ad accontentarlo?
Non è vero. Pensi che la mia Rai ha battuto Mediaset duramente nelle stagioni più importanti per l’ascolto televisivo. Vada a controllare i numeri di oggi.
Augusto Minzolini le ha dato del codardo.
I nostri rapporti sono inesistenti. Non mi va di litigare con lui. È un provocatore, e pure intelligente.
Ha qualcosa di cui pentirsi?
È un’azienda che ti fa seguire da tanti giornalisti, e non nego che solleticava la mia vanità. Però, in viale Mazzini non esiste nulla di riservato, anche uno sbadiglio viene scritto. E poi non dovevamo cercare il pluralismo in un’addizione: cinque programmi di centrosinistra non pareggiano cinque programmi opposti di centrodestra. Qualcosa di buono l’ho lasciata.
Cosa?
Il passaggio dall’analogico al digitale terrestre. I miei figli e i suoi nipoti mi saranno grati.
E il mancato accordo con Sky, uno scherzetto da 350 milioni di euro.
La sentenza del Tar mi dà torto, ma io ritengo di aver fatto bene. Non potevo svendere un prodotto Rai per sette anni a quel prezzo. Degli esperti avevano valutato il contratto di almeno 1,4 miliardi.
È sempre fidanzato con la stessa donna?
Sì, ancora.
Le manca Palazzo Chigi?
Ho lavorato con Lamberto Dini, Massimo D’Alema e Silvio Berlusconi. Ho fatto tante cose, ne mancano poche.
La politica.
Non dico mai di no, avverto una certa passione. In passato mi avevano offerto tante candidature. Quando deciderò, ci metterò la faccia.
Con chi si candida?
Io sono un liberale, buono per la destra e per la sinistra. Un liberale con tendenza americana. Non conservatore.
Favorevole al matrimonio fra le coppie omosessuali?
Certo, non ho dubbi.
No ai condannati in Parlamento.
Anche qui, vado dritto e voto sì.
Legge elettorale con le preferenze.
Potrei fare delle contestazioni, ma è la strada migliore.
Basta con i tecnici a fine legislatura.
Guardi, mi sono segnato una frase del ministro Fabrizio Barca, mio amico ed ex collega. La sottoscrivo: “Ora c’è bisogno di governi che abbiano una visione del futuro, quindi di governi eletti”. In democrazia le elezioni non sono mai un rischio.
Le piace Beppe Grillo?
Io studio Internet, mi ritengo una persona preparata. Il suo fenomeno è molto interessante. Ha creato una piazza pubblica, ovviamente virtuale, che non esisteva prima. Il mio preferito, però, non è più attivo in politica.
Ci travolga.
Fausto Bertinotti. Ascoltarlo è un’esperienza dionisiaca.
Dove lo mette Bertinotti, fra i vinti?
Se vuole scoprire l’Italia di oggi deve riprendersi la Divina Commedia. Dante già tratteggiava la figura di Santoro e tutti i personaggi intorno. Le consiglio di ripassare Francesco Guicciardini, non prima di aver assorbito Niccolò Machiavelli.
Scusi, lei è davvero Mauro Masi?
Sono cambiato, le armi sono deposte e la guerra è finita. Guardo al futuro, e scherzando le anticipo il mio motto elettorale: “Dico le cose che penso, e cerco di farle”.
Media & Regime
Rai, ex dg Masi: “Io amico di Bisignani. Ascoltare Bertinotti esperienza dionisiaca”
L’ex dg nell'intervista a Fattoquotidiano: “La Rai è la patria del gossip, qualcuno mi remava contro. Ma con me c’erano la Dandini e Santoro”. Probabile una candidatura: "Io sono un liberale, buono per la destra e per la sinistra. Un liberale con tendenza americana. Non conservatore". Favorevole al matrimonio gay e all'esclusione dei condannati in Parlamento
Mauro Masi è claustrofobico. Circa un anno fa, rimase intrappolato nell’ascensore che portava al sottosegretario Daniela Santanchè. Fu liberato. E tempo qualche giorno, e qualche trattativa nervosa, lasciò la direzione generale Rai. Aveva fallito la missione berlusconiana. Masi affronta quest’intervista come se fosse rinchiuso in quell’ascensore: seleziona le parole, modera il tono, dice e non dice. S’infiamma soltanto quando può sfoggiare se stesso: “Ho fatto di tutto. Mi manca la politica. Non ho deciso, però ci penso. Io sono un liberale, buono per il centrodestra e per il centrosinistra. Quando farò l’annuncio vi chiamerò, il mio avvocato che mi siede accanto ne è testimone”.
Ha fatto di tutto, proprio tutto.
Un momento, le faccio vedere una cosa. (Apre una cassettiera. Spolvera cinque pergamene incastonate in cornici).
Avevamo prove sbagliate: Masi è il vero Cavaliere.
Un Cavaliere con tanti titoli. Questa me l’ha data Gustavo di Svezia. Questa lettera l’ha scritta George W. Bush per ringraziarmi. E questa l’ex presidente brasiliano. Ma la più importante ha la firma di papa Benedetto XVI, che mi ha nominato Cavaliere di San Gregorio Magno.
Roba utile?
Posso entrare in piazza San Pietro a cavallo e mi spetta la sepoltura in una chiesa romana.
Come Renatino De Pedis?
Non faccia paragoni errati.
Possiede un titolo valido per la massoneria?
Mio nonno lo era. I rituali dei muratori sono ridicoli.
Quand’era in Rai ringhiava, ora è docile.
Sono in pace con il mondo. Non sono più aggressivo. Voglio costruire qualcosa.
Nonostante i quasi 700mila euro di reddito, non s’annoia in Consap?
Mi sembrava un’esperienza nuova, e l’ho fatto. Mi sento un lupetto solitario. Ho commesso errori con la mia testa nel bene e nel male. Nessuno mi chiese di mollare la direzione generale di viale Mazzini. Non c’erano più le condizioni, il Cda era completamente bloccato.
Qualcuno tradiva, allora?
La Rai è la patria del gossip. Ho recepito anch’io queste voci: qualcuno che mi remava contro.
Non si è accorto che Lorenza Lei le stava scavando la fossa?
Vi stupisco. L’ho conosciuta tramite amici in comune, e ci andavo pure d’accordo.
Vi ha presentati Luigi Bisignani?
Amici, non ricordo chi.
Perché telefonava al faccendiere P4 per avere consigli su viale Mazzini?
Non è proprio così. Luigi è un amico di vita. Siamo cresciuti insieme. Parlavamo di tutto, anche di televisione.
Che mestiere fa, Bisignani?
Non saprei. Posso dire che è un uomo intelligente, che conosce tante persone e tante cose e possiede numerose informazioni. Non ero l’unico che l’ascoltava con attenzione.
Le dispiace essere ricordato come Masi il censore?
Sì, perché non corrisponde al vero. Con me in viale Mazzini, a parte le opinioni personali, i programmi di Michele Santoro e Serena Dandini non hanno perso una puntata.
Non voleva cacciare Santoro?
Io immaginavo un contributo diverso per lui. Ripeto: io avevo lui e la Dandini in azienda, adesso non ci sono più. E in futuro valuteremo queste scelte.
Perché non ammette che Silvio Berlusconi l’ha sostituita perché non riusciva ad accontentarlo?
Non è vero. Pensi che la mia Rai ha battuto Mediaset duramente nelle stagioni più importanti per l’ascolto televisivo. Vada a controllare i numeri di oggi.
Augusto Minzolini le ha dato del codardo.
I nostri rapporti sono inesistenti. Non mi va di litigare con lui. È un provocatore, e pure intelligente.
Ha qualcosa di cui pentirsi?
È un’azienda che ti fa seguire da tanti giornalisti, e non nego che solleticava la mia vanità. Però, in viale Mazzini non esiste nulla di riservato, anche uno sbadiglio viene scritto. E poi non dovevamo cercare il pluralismo in un’addizione: cinque programmi di centrosinistra non pareggiano cinque programmi opposti di centrodestra. Qualcosa di buono l’ho lasciata.
Cosa?
Il passaggio dall’analogico al digitale terrestre. I miei figli e i suoi nipoti mi saranno grati.
E il mancato accordo con Sky, uno scherzetto da 350 milioni di euro.
La sentenza del Tar mi dà torto, ma io ritengo di aver fatto bene. Non potevo svendere un prodotto Rai per sette anni a quel prezzo. Degli esperti avevano valutato il contratto di almeno 1,4 miliardi.
È sempre fidanzato con la stessa donna?
Sì, ancora.
Le manca Palazzo Chigi?
Ho lavorato con Lamberto Dini, Massimo D’Alema e Silvio Berlusconi. Ho fatto tante cose, ne mancano poche.
La politica.
Non dico mai di no, avverto una certa passione. In passato mi avevano offerto tante candidature. Quando deciderò, ci metterò la faccia.
Con chi si candida?
Io sono un liberale, buono per la destra e per la sinistra. Un liberale con tendenza americana. Non conservatore.
Favorevole al matrimonio fra le coppie omosessuali?
Certo, non ho dubbi.
No ai condannati in Parlamento.
Anche qui, vado dritto e voto sì.
Legge elettorale con le preferenze.
Potrei fare delle contestazioni, ma è la strada migliore.
Basta con i tecnici a fine legislatura.
Guardi, mi sono segnato una frase del ministro Fabrizio Barca, mio amico ed ex collega. La sottoscrivo: “Ora c’è bisogno di governi che abbiano una visione del futuro, quindi di governi eletti”. In democrazia le elezioni non sono mai un rischio.
Le piace Beppe Grillo?
Io studio Internet, mi ritengo una persona preparata. Il suo fenomeno è molto interessante. Ha creato una piazza pubblica, ovviamente virtuale, che non esisteva prima. Il mio preferito, però, non è più attivo in politica.
Ci travolga.
Fausto Bertinotti. Ascoltarlo è un’esperienza dionisiaca.
Dove lo mette Bertinotti, fra i vinti?
Se vuole scoprire l’Italia di oggi deve riprendersi la Divina Commedia. Dante già tratteggiava la figura di Santoro e tutti i personaggi intorno. Le consiglio di ripassare Francesco Guicciardini, non prima di aver assorbito Niccolò Machiavelli.
Scusi, lei è davvero Mauro Masi?
Sono cambiato, le armi sono deposte e la guerra è finita. Guardo al futuro, e scherzando le anticipo il mio motto elettorale: “Dico le cose che penso, e cerco di farle”.
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Tremano i Campi Flegrei: nella notte scossa di 4.4. Oggi scuole chiuse. Ingv: “Niente elementi che fanno pensare a un’eruzione imminente”
Roma, 13 mar. - (Adnkronos) - Il Premio Film Impresa è pronto a tornare per il terzo anno consecutivo. La conferenza stampa di presentazione avrà luogo il 17 marzo, alle 11, alla Casa del Cinema di Roma a Villa Borghese. Il Premio - la cui terza edizione si terrà il 9, 10 e 11 aprile sempre alla Casa del Cinema - è un’iniziativa ideata e realizzata da Unindustria con il supporto di Confindustria. Divenuto ormai un vero hub culturale e luogo d’incontro di riferimento, il Premio ha l’obiettivo di valorizzare, esaltare e comunicare i valori dell’impresa e delle persone che vi lavorano. Creatività, visione, coraggio, tradizione, appartenenza al territorio, innovazione e sostenibilità sono i protagonisti dei prodotti audiovisivi, dei cortometraggi e dei mediometraggi candidati che saranno selezionati da una giuria presieduta quest’anno da Caterina Caselli.
Alla conferenza stampa di lancio, che annuncerà i nomi di tutti i componenti della giuria e anche il dettaglio del programma degli eventi del Pfi, prenderanno parte il presidente del Premio Film Impresa Giampaolo Letta, il presidente di Unindustria Giuseppe Biazzo, il direttore artistico del Premio Mario Sesti e la presidente di Giuria Caterina Caselli.
Parteciperanno inoltre i rappresentanti delle aziende partner, e interverrà anche Lorenza Lei, responsabile Cinema e Audiovisivo della Regione Lazio. La terza edizione del Premio Film Impresa si avvale del patrocinio di Regione Lazio, Roma Capitale e Rai Teche, e della collaborazione di Confindustria, Anica, Una e Fondazione Cinema per Roma. L'iniziativa è realizzata in partnership con Almaviva, Edison Next, Umana e UniCredit, e con il supporto tecnico di Spencer & Lewis, D-Hub Studios, Ega e Tecnoconference Europe. Media partner dell'evento sono Il Messaggero, Prima Comunicazione e Adnkronos.
Tel Aviv, 13 mar. (Adnkronos) - L'esercito israeliano afferma di aver colpito un "centro di comando appartenente alla Jihad islamica palestinese" a Damasco. L'attacco dimostra che Israele "non permetterà che la Siria diventi una minaccia per lo Stato di Israele", ha dichiarato il ministro della Difesa israeliano Israel Katz, aggiungendo che nella lotta "al terrorismo islamico contro Israele, non sarà dispensato né Damasco né altri".
Catania, 13 mar. (Adnkronos) - "La politica tende a minimizzare il ruolo dei clan all'interno delle comunità e della capacità che hanno di raccogliere consensi. Quindi c'è una minore consapevolezza in questa direzione. Farsi condizionare significa mettersi a disposizione" dei clan. E' il monito del Presidente della Commissione regionale antimafia all'Ars Antonello Cracolici conversando con i giornalisti a Catania dove oggi si è trasferita la Commissione per le audizioni. "La politica se si mette a disposizione - dice - è inevitabilmente subalterna alla criminalità".
Catania, 13 mar. (Adnkronos) - "Oltre il 20 per cento dei comuni del catanese sono coinvolti in fatti di infiltrazioni, è un dato di fatto. Comuni sciolti per mafia, o per cui è stato deciso l'accesso. O per il quale verrà chiesto ei prossimi giorni, come a Ramacca". E' il grido d'allarme lanciato dal Presidente della Commissione regionale antimafia all'Ars, Antonello Cracolici, a margine delle audizioni a Catania. "E' evidente che c'è una condizione sulla quale bisogna guardare con molta preoccupazione quello che sta avvenendo nei territori - dice parlando con i giornalisti-Anche perché la mafia ha cambiato pelle, ha cambiato persino anagrafe".
Il Cairo, 13 mar. (Adnkronos/Afp) - Egitto, Hamas e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) hanno accolto con favore le dichiarazioni di Donald Trump secondo cui “nessuno espellerà i palestinesi” dalla Striscia di Gaza, come il presidente americano ha dichiarato ieri alla Casa Bianca, in risposta a un giornalista che gli chiedeva se il piano di “espellere i palestinesi da Gaza” fosse stato menzionato durante le sue discussioni con il primo ministro irlandese, Michael Martin, in visita a Washington.
L'Egitto "afferma che questa posizione riconosce l'importanza di evitare il peggioramento delle condizioni umanitarie nella regione e la necessità di lavorare per soluzioni giuste e durature per la causa palestinese", ha affermato in una nota il Ministero degli Esteri egiziano.
Da parte sua, il portavoce di Hamas Hazem Qassem ha affermato che "le dichiarazioni di Trump sulla mancata espulsione dei residenti di Gaza sono state ben accolte". E apprezzamento è stato dichiarato anche dall'Olp: "Apprezziamo le dichiarazioni del presidente americano che conferma che gli abitanti della Striscia di Gaza non sono obbligati a lasciare la loro patria", ha scritto su X il segretario generale Hussein al-Sheikh.
Roma, 13 mar. (Adnkronos Salute) - "L’anno scorso la Commissione scientifica ed economia del Farmaco dell'Aifa ha riclassificato, dalla diretta alla convenzionata, le gliptine, farmaci antidiabetici di largo utilizzo. È stata fatta questa riclassificazione sulla base di criteri scientifici. È una classe omogenea di farmaci, ci sono evidenze scientifiche, si è fatta un’analisi dell’impatto e a distanza di un anno possiamo dire che l’esperimento comunque ha funzionato. Effettivamente questi farmaci sono farmaci antidiabetici oggi molto utilizzati, sono di largo impiego, hanno un profilo rischio-beneficio estremamente favorevole, ma il fatto che si siano riclassificati ha portato anche a una maggiore aderenza terapeutica". Lo ha detto il presidente dell'Agenzia italiana del farmaco Robert Giovanni Nisticò nel suo intervento da remoto oggi, al ministero, per l'evento 'Farmaco accessibile: bilanci e prospettive. Un anno dalla norma' promosso dal sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato.
"Il diabete - ha proseguito Nisitcò - è una patologia comunque cronica, che può portare a molte complicanze, quindi favorire l’aderenza, attraverso appunto canali distributivi che vadano verso la prossimità del paziente, è sicuramente una cosa importante. Quindi anche la rivalutazione della farmacia, della farmacia territoriale per raggiungere meglio il paziente, quindi della medicina di prossimità, della sanità di prossimità è sicuramente una cosa importante. Certamente il fatto di aver riclassificato farmaci, da un contenitore già molto sotto pressione a un altro, ci deve dire che sicuramente da un lato possiamo alleggerire quello che è il peso, la pressione del payback farmaceutico, dall’altro però ci sono nuove criticità che dobbiamo tutti insieme affrontare, ad esempio l’impatto sulle Regioni".
L'Aifa "rimane disponibile in tutto questo scenario e noi siamo chiaramente un’istituzione pronta a dialogare con tutti, per far sì che queste disposizioni della Legge di Bilancio abbiano poi la loro finalità, da un lato verso la salute dei pazienti, dall’altro anche verso la sostenibilità del Ssn" ha concluso.
Roma, 13 mar. (Adnkronos Salute) - "I numeri parlano chiaro: 9 ,7 milioni di risparmi per il Ssn, e da maggio a novembre 2024 le farmacie territoriali hanno dispensato oltre 2 milioni di confezioni di farmaci antidiabetici a base di gliptine. Tradotto in termini significa milioni di accessi in più a farmaci essenziali, senza file in ospedale, senza doppi passaggi in farmacia per la distribuzione per conto, senza barriere burocratiche. Abbiamo semplificato la vita a centinaia di migliaia di pazienti diabetici, soprattutto anziani, che oggi possono ritirare le loro cure direttamente nella farmacia sotto casa". Lo ha detto il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, nel suo intervento oggi, al ministero, per l'evento 'Farmaco accessibile: bilanci e prospettive. Un anno dalla norma' .
"L'impatto economico del provvedimento è altrettanto significativo -sottolinea Gemmato - La spesa a carico del nostro Ssn è risultata inferiore rispetto a quanto si sarebbe verificato con la precedente modalità di distribuzione diretta e per conto, con un risparmio per il Ssn di 9,7 milioni di euro". Gemmato sottolinea l'importanza di quella che lui stesso definisce "una riforma gentile" che "consente al cittadino un migliore accesso alle cure e, di conseguenza, una migliore aderenza terapeutica", oltre "ad un risparmio per le casse dello Stato, mi sembra un ottimo risultato".
Sulla possibilità che altre classi di farmaci vengano riclassificate, come è successo per gli antidiabetici, Gemmato non ha dubbi: "Noi contiamo di spostare pezzo per pezzo - spiega - anno per anno, così come la legge prevede, con un monitoraggio di spesa, la maggior quantità possibile di farmaci, ma proprio per andare incontro al cittadino, ridurre il disagio, migliorare la compliance, l'adenza terapeutica". Ci sono alcuni farmaci che "ovviamente richiedono una dispensazione in ambiente protetto e controllato, quale è quell'ospedaliero, e quelli evidentemente non vengono toccati. Per tutta un'altra serie di farmaci, invece, si apre la possibilità dello spostamento e quindi anno per anno, con una logica di medio e di lungo periodo, sposteremo compatibilmente con il bilancio dello Stato, quindi tenendo sempre sotto controllo i conti dello Stato, sposteremo quante più categorie possibili".