Tanti i campi di applicazione. Da alcune patologie oftalmiche, all’infarto del miocardio o l’Ictus, ma anche alle malattie neurodegenerative. Fra le applicazioni la conservazione e l’impianto degli organi trapiantati. Uno dei ricercatori: "Il farmaco sta superando la prima delle tre fasi di sperimentazione necessarie per ottenere l’approvazione per uso terapeutico dagli uffici competenti"
E’ stato pubblicato sulla rivista “Cell Death and Disease” un lavoro svolto dal gruppo di ricerca diretto da Federico Cozzolino del Dipartimento di Fisiopatologia Clinica e dall’èquipe di Antonio Guarna del Dipartimento di Chimica “Ugo Schiff” dell’Università di Firenze. La ricerca , “Low molecular weight, non-peptidic agonists of TrkA receptor with NGF-mimetic activity”, realizzata con la collaborazione dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’European Brain Research (Ebri) Institute di Roma, descrive l’attività di composti farmacologici che mimano in vitro l’attività di una importante neurotrofina, il Nerve Growth Factor (NGF), in particolare la sua capacità di limitare la morte cellulare in condizioni di stress metabolico.
“NGF – spiega Maria Gabriella Torcia, coautrice dell’articolo – potrebbe essere utilissimo in un gran numero di condizioni patologiche, ma è noto da tempo che la sua farmacocinetica (in altre parole l’assorbimento e la distribuzione nei vari tessuti ) è assai svantaggiosa perché la proteina viene facilmente inattivata in circolo”. Per ovviare a questi problemi, il gruppo di Antonio Guarna ha messo a punto composti di natura non peptidica e di basso peso molecolare, concepiti appositamene per diventare dei farmaci; l’attività di questi composti è stata studiata in numerosissimi test biologici in vitro e in vivo nel laboratorio di Federico Cozzolino e ne sono state definite sia le modalità di interazione con i recettori delle neurotrofine che le vie biochimiche di trasduzione del segnale. Diversamente dalla neurotrofina nativa, i mimetici presentano proprietà farmacocinetiche ottimali”. Possibili campi di applicazione di queste molecole sono diversi e molto importanti: da alcune gravi patologie oftalmiche, alle condizioni da ischemia/riperfusione, come l’infarto del miocardio o l’Ictus, alle malattie neurodegenerative: proprio in un modello “ex vivo” di Morbo di Alzheimer all’Ebri è stata ottenuta un’importante dimostrazione delle proprietà di questi farmaci. Fra le applicazioni sistemiche delle molecole sono incluse anche la conservazione e l’impianto degli organi trapiantati. “Il farmaco – ha sottolineato ancora Maria Gabriella Torcia – sta brillantemente superando la prima delle tre fasi di sperimentazione necessarie per ottenere l’approvazione per uso terapeutico dagli uffici competenti”.