Cuore della conversazione intercettata nell'ufficio del presidente della Lombardia la vendita a prezzo di favore da parte di Daccò (suocero di Buscemi) della casa. Il politico protesta anche con il senatore Mantovani per l'espressione "Giuda" usata dal Celeste nei confronti dell'imprenditore in carcere da mesi
C’è anche la voce di Roberto Formigoni nelle intercettazioni della Procura di Milano. Non perché i suoi numeri siano stati messi sotto controllo, ma per la vendetta di un suo ex assessore. È Massimo Buscemi, marito della figlia di Pierangelo Daccò, Erika, che il 28 ottobre 2011 va nell’ufficio del presidente della Regione Lombardia e fa partire dal suo cellulare una telefonata a Patrik Gonnella, il fidanzato della sorella di Erika, Monica Daccò. Così tutto il colloquio finisce registrato. Buscemi è infuriato per essere stato sacrificato: Formigoni, tre mesi dopo l’arresto di Daccò, ha fatto un mini-rimpasto di giunta per potergli togliere l’assessorato alla cultura e dimostrare di aver tagliato i ponti con gli uomini più vicini al superfaccendiere. Non ci sta a fare il capro espiatorio, lui che è stato più volte sulle barche di Daccò in compagnia di Formigoni. Protesta: “Esco dalla giunta in malo modo, sono lo zimbello di tutti… Non è possibile, Roberto, cioè io vengo a guadagnare 2.500 euro in meno in questo periodo qua in cui abbiamo tutto bloccato”.
Il riferimento è ai beni della famiglia Daccò congelati dall’inchiesta giudiziaria. Buscemi, per spaventare Formigoni, dice una cosa non vera: “Adesso Erika l’hanno chiamata in tribunale, perché le chiederanno com’è quella storia della casa, vogliono sapere conto e ragione e come mai così poco… Tre milioni, contro 9/10 milioni di valore commerciale! No guarda, siamo nella merda fino a qua!”. La “storia” è quella della villa in Sardegna, venduta a prezzo di favore da Daccò ad Alberto Perego, alter ego di Formigoni. Il presidente non si scompone: “Ho le fonti”. Buscemi replica: “Ce le ho anch’io le fonti… le nostre fonti sono richieste ufficiali di verifiche che stanno facendo… Stanno indagando su Erika, le hanno sequestrato tutto”. Formigoni: “Il problema, siccome mi sono impegnato a risolverlo, lo risolviamo…”.
La conversazione dimostra un paio di cose pesanti. La prima è che la villa è di fatto riconducibile a Formigoni (il quale ci ha messo 1 milione di euro, che sostiene di aver prestato all’amico Perego). La seconda che il prezzo pagato è molto più basso di quello reale. “Dal contenuto del dialogo, è evidente”, commentano gli investigatori, “che Formigoni né ha disconosciuto l’operazione, né contestato le cifre espresse da Buscemi… Emerge come i due interlocutori abbiano la consapevolezza che il prezzo concordato (…) sia considerevolmente al di sotto del suo effettivo valore di mercato”. In più, Buscemi ha “la cosciente consapevolezza di interloquire con il reale beneficiario economico dell’operazione o quantomeno uno dei beneficiari”.
Gli investigatori parlano di “condotta intimidatoria di Massimo Buscemi nei confronti di Roberto Formigoni”, di “atteggiamento ricattatorio con specifico riferimento alla sua richiesta di ottenere un nuovo incarico politico che sia oltretutto adeguato e corrispondente alle sue necessità economiche”. Lo fanno anche a proposito di due intercettazioni del 17 aprile 2012. Buscemi parla al telefono con il senatore Mario Mantovani, coordinatore lombardo del Pdl. Non gli è piaciuto che il presidente, in un programma tv condotto da Gad Lerner, abbia nella sostanza dato del “Giuda” al suocero Daccò (“Anche Gesù ha sbagliato nella scelta di uno dei collaboratori”, aveva detto Formigoni). Nella prima telefonata, Buscemi dice a Mantovani che alle 15 andrà dal presidente, col quale “andrà giù pesante”. Nella seconda telefonata, gli racconta l’incontro. Gli dice che quel “Giuda” non è piaciuto “a nessuno, tanto meno alla famiglia”. Gli fa capire che, in cambio dell’assessorato perso, vuole un’altra poltrona pubblica. “Gli ho detto io ho ancora la faccia tagliata, per cui non vengo più, io qui non ci vengo più fino a che non mi metti a posto la mia situazione, trova quello che vuoi (…). Pensa a quello che può evidentemente salvare il mio conto perché io, ho detto, la mia pazienza è qui terminata, la mia lealtà e la mia riservatezza continuano, ma certamente non puoi abusare della mia posizione. Lui era molto scosso”. “Alla fine mi ha tirato fuori la presidenza di questa società della Fiera che è Miart (…), però gli ho detto fai la conferenza stampa al mio fianco e annunci al popolo che questa cosa è una cosa straordinaria. Lui ha preso nota di tutto e ha detto che lo fa”.