Annullato dal Tar della Lombardia il concorso per dirigenti scolastici. Le prove scritte dovevano essere corrette nell’anonimato, ma le buste che contenevano i nomi dei candidati erano trasparenti, quindi i nomi degli interessati potevano essere riconosciuti. Il concorso era arrivato a conclusione da poche settimane: idonei 420 candidati pronti per coprire 350 posti di altrettante scuole della regione senza presidi.

Lo svolgimento del concorso, in vista della ripresa delle lezioni, era un vanto per l’amministrazione scolastica lombarda che, a differenza di quel che succede in altre regioni italiane, dove il concorso è ancora in alto mare, era riuscita a concludere le prove a tempo di record. Ma il direttore generale Giuseppe Colosio, e soprattutto i funzionari che avevano operato, avevano fatto i conti senza l’oste. Un centinaio di candidati che non avevano superato le prove hanno fatto ricorso al Tar. E i giudici gli hanno dato ragione. Perché appunto veniva a mancare l’anonimato delle prove scrutinate.

Si legge infatti nella sentenza del tribunale amministrativo della Lombardia: “Dall’esame svolto, è emerso nitidamente che il contenuto del cartoncino, contenente i dati anagrafici dei candidati, risulta agevolmente leggibile, se posto in controluce, anche all’interno della busta bianca piccola in cui il predetto cartoncino è stato posto dallo stesso candidato. Ciò avviene a causa del colore bianco, della consistenza molto modesta – al limite della trasparenza – dello spessore della carta utilizzata per realizzare la busta piccola, che deve contenere il cartoncino, e dall’assenza di un ulteriore rivestimento interno alla stessa, come solitamente dovrebbe avvenire con riguardo a tutte le buste destinate ad essere utilizzate in sede concorsuale”.

Il concorso si era svolto comunque sin dall’inizio tra polemiche e sospetti. Si ricorda, ad esempio, che le prove sono state corrette in un ufficio accanto al responsabile dei concorsi stessi. Ufficio meta di una processione di candidati, quindi un modo per minare l’autonomia dei commissari che stavano valutando le prove. Un’operazione maldestra, insomma, che non garantiva ai candidati che sarebbe emerso solo il merito. I giudici del Tar hanno quindi annullato tutte le prove imponendo all’amministrazione scolastica di rifarle. Intanto nel prossimo anno scolastico centinaia di scuole in Lombardia resteranno senza preside.

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