Energia solare scontata? No, grazie. In stagione di spending review, il governo Monti taglia del 30% i contributi per gli impianti fotovoltaici, con decurtazioni per gli operatori fino al 50%. In compenso, è accolta la richiesta delle Regioni: dovranno essere iscritti a un registro solo gli impianti più grandi, superiori ai 20 chilowatt, contro i 12 previsti inizialmente. Confermati anche i bonus per la sostituzione dei tetti di amianto con moduli fotovoltaici fino a 50 kW (oltre all’esenzione dall’obbligo di registro per le strutture di questo tipo) e per gli impianti costruiti con materiali ‘made in Ue’. Sono le nuove regole del Quinto Conto Energia per il fotovoltaico, che scatterà dal prossimo 27 agosto, dopo mesi di attese, polemiche e addirittura proteste pubbliche.
Per i ministri Passera, Clini e Catania (responsabili rispettivamente di Sviluppo, Ambiente e Agricoltura) questo nuovo sistema di incentivi è “sostenibile, equo e moderno”, e comporterà una riduzione delle spese energetiche per gli italiani. Secondo i produttori, invece, è una vera e propria “legge punitiva” per l’industria fotovoltaica italiana, soprattutto a causa della riduzione delle tariffe e dell’aumento della burocrazia. Ma non è tutto: una volta superato il tetto di spesa di 6,7 miliardi di euro, i nuovi impianti fotovoltaici non avranno diritto ad alcun sussidio, e il sistema incentivante si estinguerà. Secondo alcune previsioni, questo limite può già essere raggiunto prima che il dispositivo entri in vigore. I dubbi si condensano così in timori: arrivati ormai a quota 6,1 miliardi, il nuovo Conto rischia di morire prima di nascere? E se non sarà così, per quanti giorni o al massimo settimane potrà restare attivo?
Certo sarà difficile da ripetere il boom che il fotovoltaico italiano ha avuto nei primi sei mesi del 2012, durante i quali si è installata una potenza pari a quella dell’intero 2011. Ma resta il timore che continui il ritmo di installazioni e di spese registrate fino allo scorso mese, quando in molti hanno cercato per vari motivi di rientrare nel Quarto Conto Energia entro la scadenza del 30 giugno. Oltre al Quinto Conto Energia, i tre ministri hanno firmato anche il Decreto per le altre rinnovabili, che fissa il sistema di incentivi per le fonti non fotovoltaiche: eolico, biomasse, idroelettrico, geotermico e biogas. Qui la situazione sembra essere più chiara: queste fonti potranno godere delle nuove tariffe a partire dall’1 gennaio 2013, con un regime transitorio di quattro mesi. Anche il tetto massimo di spesa è aumentato rispetto alle previsioni, arrivando a quota 5,8 miliardi di euro (300 milioni in più rispetto a quanto contenuto nella prima bozza del decreto).
Fotovoltaico o meno, nonostante l’approccio ‘tecnico’ del governo il problema rimane il più classico nel contesto italiano: quello dell’eccessiva burocrazia. Protagonista della maggior parte delle lamentele degli addetti ai lavori, questa ha portato il governo Monti a perseguire una semplificazione delle procedure che riduca gli oneri per gli investitori. In effetti i tentativi di snellire le procedure si vedono, nei due nuovi decreti: sia la richiesta di iscrizione al registro che quella di accesso agli incentivi può essere fatta semplicemente attraverso una presentazione di dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, accompagnata dalla sola documentazione necessaria per l’applicazione delle disposizioni del Conto Energia. Ma evidentemente non basta.
Secondo Massimo Sapienza del Movimento Sos Rinnovabili, ancora una volta “ha vinto proprio la burocrazia”, in quanto “si continua a parlare di tagli alle spese superflue”, ma se ne aggiungono altre “rendendo obbligatori registri perfettamente inutili”. Per Sapienza era inoltre sufficiente imitare il modello tedesco, dato che in Germania l’abbattimento degli incentivi avviene in modo automatico, non appena si raggiungono determinati livelli di produzione: “Un metodo semplice e molto sicuro, capace di rendere il mercato fluido”.
Ancora più dura Assosolare, secondo cui “dalle richieste avanzate dalla Conferenza Stato-Regioni sembrano essere scaturiti alcuni aggiustamenti peggiorativi anche rispetto alle bozze circolate lo scorso aprile”. Se per il governo i provvedimenti firmati dai tre dicasteri sono un passo in avanti verso il superamento degli obiettivi europei e verso lo sviluppo del Paese, per l’associazione non è affatto così. “Se si fosse voluto favorire lo sviluppo di un mercato senza incentivi si sarebbe dovuto necessariamente accompagnare queste misure con una profonda ristrutturazione del mercato elettrico italiano”, accusa Assosolare: “Riconoscendo per tempo che è in atto su questo mercato una profonda trasformazione per effetto dello sviluppo sia del fotovoltaico, sia delle altre fonti elettriche rinnovabili”.