Vita dura per i disoccupati spagnoli. Alla mancanza di lavoro, all’aumento del costo della vita e alle prospettive per il futuro tutt’altro che rosee, si aggiunge il divieto di cercare speranza all’estero. Un codicillo aggiunto in fretta e furia al pacchetto delle misure di austerità del governo Rajoy modifica il Regio decreto 1369/2006 proibendo esplicitamente ai disoccupati di recarsi all’estero “per qualsiasi ragione”, pena la perdita del sussidio stesso di disoccupazione. Una clausola più che contestabile che oltre a limitare una libertà civile degli spagnoli è in aria di aperta violazione del diritto comunitario.
Tra il mare magnum di misure di austerità annunciate dal premier Mariano Rajoy per meritarsi i 30 miliardi dall’Europa e mirate a risparmiare 65 miliardi di euro in 2 anni e mezzo con un taglio di 600 milioni di euro alle dotazioni dei ministeri, l’aumento dell’Iva dal 18 al 21% e le scontate ripercussioni sui lavoratori del pubblico impiego, il codicillo sul divieto di recarsi all’estero per i disoccupati è quasi passato inosservato. Sta di fatto che all’articolo 21 del Boletín Oficial del Estado pubblicato il 14 luglio sulle disposizioni in merito ai sussidi disoccupazione si legge: “Andare all’estero, per qualsiasi ragione o durata, produce l’interruzione della registrazione come disoccupato” e quindi dei relativi “sussidi di disoccupazione”.
Come ogni testo normativo, adesso l’interpretazione dell’applicazione della norma in senso generale spetta ai giuristi, sommersi in questi giorni dalle modifiche fatte in fetta e furia dal governo Rajoy con l’ultima riforma del lavoro. Sta di fatto che la dicitura “per qualsiasi ragione o durata” sembra chiudere definitivamente la possibilità, permessa dalla vecchia legislazione, di cercare un lavoro o intraprendere studi per migliorare le proprie competenze professionali per chi un lavoro non ce l’ha più. Fino ad oggi, infatti, un disoccupato poteva viaggiare per qualsiasi motivo negli altri Paesi Ue e continuare a ricevere il sussidio per tre mesi, estendibile ad altri tre. Il disoccupato poteva lasciare la Spagna anche per due settimane senza perdere questo beneficio ma con il solito obbligo di notificare all’ufficio di collocamento lo spostamento e attendere il rilascio di un’autorizzazione. Da oggi, invece, chi si recasse all’estero per un colloquio di lavoro e si facesse beccare verrebbe privato di ogni sussidio e dovrebbe attendere i dodici mesi previsti dalla legislazione prima di essere di nuovo inserito nelle liste.
Una mazzata soprattutto per i più giovani visto che in Spagna la disoccupazione giovanile si attesta al 50 per cento, il che vuol dire che un ragazzo su due sta a casa. La conferma arriva dalle ultime statistiche sull’emigrazione fuori confine. Secondo l’Istituto nazionale di Statistica, nel primo semestre dell’anno sono stati 40.625 gli spagnoli che hanno lasciato il Paese in cerca di un’occupazione, pari al 44,2% in più che nella prima metà dello scorso anno. Secondo il centro, i nuovi emigranti sono soprattutto giovani, molto qualificati e fra i 28 e i 45 anni. Fra spagnoli e stranieri tra gennaio e giugno hanno lasciato il Paese in 269.515, destinazione preferite Germania, Regno Unito, Francia e Stati Uniti.
Proprio la Germania, protagonista come non mai in Europa visto il diritto sostanziale di parola finale nei piani salva Stati, sta diventando la metà principale dei giovani spagnoli in cerca di lavoro, almeno di tutti quelli che un impiego non ce l’hanno mai avuto e che quindi non temono di perdere il sussidio di disoccupazione. Sempre più persone, infatti, imparano il tedesco. Secondo il Goethe Institute, che promuove la cultura e la lingua tedesca nel mondo, i corsi di tedesco si sono diffusi moltissimo nei Paesi del Sud Europa (Spagna, Grecia e pure Italia) dove si guarda con speranza a quella Germania che cerca professionisti come testimonia il sito www.make-it-in-germany.co, un vero e proprio vademecum per trovare lavoro, creato dal governo di Berlino.
D’altronde la Spagna si sta dimostrando impietosa a dir poco con i suoi disoccupati. A sintetizzare il concetto ci ha pensato Andrea Fabra, una deputata spagnola popolare (stesso partito di Mariano Rajoy), durante il discorso in parlamento del primo ministro che annunciava le misure di austerità. I disoccupati? “Que se jodan!” ovvero “che si fottano”, un invito espresso in risposta alle proteste dei socialisti proprio contro la riduzione del sussidio di disoccupazione. La deputata ha successivamente smentito. In definitiva, ai disoccupati spagnoli non resta che “joderse” in madre patria, altrimenti perdono il sussidio.
Twitter @AlessioPisano