Il Consiglio dei ministri ha definito i criteri per il riordino degli enti locali: la soppressione, a lungo rimandata, sarà dunque effettiva dal 1° gennaio 2014 contestualmente alla creazione delle Città metropolitane. Marcia indietro invece sull'accorpamento delle festività
Mario Monti, al temine del Cdm che ha deciso l’accorpamento di 64 province, traccia un primo bilancio del suo Esecutivo, escludendo il ricorso a nuove manovre: “Siamo sulla via programmata per il conseguimento degli obiettivo di bilancio”, sottolinea il premier assicurando che l’incontro di mercoledì al Quirinale “è stato un periodico incontro sull’attività di governo”. Poi passa all’argomento del giorno, il differenziale tra Btp e Bund tedeschi, riprendendo i titoli dei quotidiani di oggi: ”Rispetto ai 574 punti di novembre 2011, siamo credo a 490 e quindi c’è una riduzione”, anche se “certamente deludente perché me la sarei aspettata più rilevante”. Inevitabile un confronto con il governo Berlusconi: “Dodici mesi prima, nel novembre 2010, il differenziale era a 160”. Quindi, conclude Monti, “i mercati attribuiscono l’insufficiente calo dello spread all’insufficiente governance dell’eurozona e le decisioni del vertice Ue in attesa di ratifica”.
Forte l’appello al Paese: ”Credo che dobbiamo fare di tutto, come stiamo facendo, per uscire dalle difficoltà con le nostre forze, pur se in un contesto di piena collaborazione europea”. Monti parla esplicitamente di un “contagio” che è “in corso, e non da oggi e colpisce in termine di maggior incertezza e fiducia nell’irreversibilità dell’euro, i tassi di interesse di Paesi che sono sullo stesso carro”. Altro fattore problematico è il quadro politico italiano in vista delle elezioni, poiché si avvicina “il termine di un’esperienza nota mentre il futuro è ignoto”. Per rendere meno incerto l’avvenire, il premier dà due consigli ai partiti: trovare un accordo sulle riforme politico istituzionali e optare per una campagna elettorale all’interno di una logica di appartenenza all’Unione europea e alla zona euro.
Tra le decisioni prese dal Consiglio dei ministri, c’è il riordino delle province: il taglio, a lungo rimandato, sarà dunque effettivo. “In base ai criteri approvati, i nuovi enti dovranno avere almeno 350mila abitanti ed estendersi su una superficie territoriale non inferiore ai 2500 chilometri quadrati. Nei prossimi giorni – si legge nel comunicato del Cdm – il Governo trasmetterà la deliberazione al Consiglio delle autonomie locali (Cal), istituito in ogni Regione e composto dai rappresentanti degli enti territoriali (in mancanza, la deliberazione verrà trasmessa all’organo regionale di raccordo tra Regione ed enti locali). La soppressione delle province che corrispondono alle Città metropolitane (10 in tutto, tra cui Roma, Milano, Napoli, Venezia e Firenze) avverrà contestualmente alla creazione di queste, entro il 1° gennaio 2014.
I nuovi enti eserciteranno competenze in materia ambientale, di trasporto e viabilità, mentre gli altri compiti finora esercitati dalle province passano ai Comuni, come stabilito dal decreto ‘Salva Italia’. Intanto il presidente della provincia di Verona Giovanni Miozzi ha convocato per lunedì prossimo tutti i presidenti delle province del Veneto, del Piemonte e della Lombardia. Lo scopo? Discutere della riforma appena approvata dal governo, per porre con forza “la questione settentrionale” e soprattutto per analizzare quanto i tagli lineari in corso penalizzeranno i servizi al territorio.
Marcia indietro del governo invece sull’accorpamento delle festività. A spiegarlo è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà: “Non c’è nessuna prova che sia una proficuità nell’accorpare le festività per cui quest’anno il calendario non si tocca perché alcune festività sono escluse o non sono spostabili come quelle legate alle feste religiose o ‘concordatarie” quindi “ “resterebbero solamente 3 giorni all’anno” su cui l’esecutivo potrebbe intervenire.