Il ritorno di Silvio Berlusconi ha accelerato tutto: inaccettabile lasciargli ancora una volta il monopolio degli slogan della “rivoluzione liberale” (meno tasse per tutti). Questione di giorni e il giornalista Oscar Giannino pubblicherà un manifesto che è il primo passo – diciamo un test – per la nascita di una formazione politica che nel quadro incerto delle elezioni 2013 potrebbe contare almeno sulla forza della novità.
Un po’ per scelta, un po’ per necessità, tra i firmatari del manifesto non ci sarà nessun parlamentare di questa legislatura. Anche se il progetto di Giannino è trasversale, conta su sponde nel Pd, poco nel Pdl, un po’ nell’Udc e in una parte di Futuro e libertà. “Siamo convinti che nell’offerta politica attuale non ci sia niente di adeguato alla portata di questa minaccia, al nuovo patto con gli italiani che serve per affrontarlo”, scrive Giannino nella sua rubrica sul settimanale Tempi, vicino alla parte di Comunione e Liberazione ancora fedele a Roberto Formigoni. Ma Cl sembra essere fuori dal progetto.
I contenuti del programma di Giannino sono facili da scoprire, basta ascoltare la sua trasmissione su Radio 24 tutte le mattine e leggere gli editoriali dei principali economisti che con lui stanno lavorando al progetto: Nicola Rossi, presidente dell’Istituto Bruno Leoni, ex Pd oggi in Italia Futura. E poi Luigi Zingales, che insegna a Chicago e scrive sul Sole 24 Ore, ma anche Michele Boldrin, della Washington University in St. Louis e firma del Fatto e Alessandro De Nicola, ultraliberista avvocato della Adam Smith Society e collaboratore recente di Repubblica. Rigore intelligente, non tagli lineari, liberalizzazioni e, soprattutto, doppia mossa per la crescita riducendo il debito pubblico con forti privatizzazioni e restituzione delle tasse pagate ai contribuenti onesti.
Nei giorni scorsi al manifesto di Giannino è arrivata la firma di Emma Marcegaglia, ex presidente di Confindustria che non pare rassegnata a ritirarsi nell’azienda di famiglia a Mantova. Non firma invece Luca Cordero di Montezemolo, un po’ perché troppo ingombrante ma anche perché non particolarmente interessato a partecipare a un’avventura nella quale non è protagonista. Firmano invece tutti i vertici di Italia Futura, l’associazione montezemoliana che da tre anni è sospesa nella metamorfosi verso un partito, bloccata dalle indecisioni del suo capo. Con Oscar Giannino ci saranno quindi, a titolo personale, il direttore Andrea Romano, il cervello organizzativo Carlo Calenda, e il coordinatore Federico Vecchioni, oltre alla sociologa Irene Tinagli che qualcuno aveva indicato come possibile candidata premier di una lista ispirata da Montezemolo. Comunque è già tanto trovare la Marcegaglia vicina ai montezemoliani, visto che i due ex presidenti di Confindustria hanno passato gli ultimi quattro anni con un certo astio reciproco.
Dopo il dissolvimento del Terzo Polo, i finiani di Futuro e Libertà sono rimasti senza un orizzonte. Dentro Fli ci sono diverse componenti, quella più liberista identificabile con l’ex radicale Benedetto della Vedova sostiene da tempo tesi analoghe a quelle di Giannino. Il ponte tra il progetto del giornalista economico e Fli è oggi Piercamillo Falasca, giovane economista che lavora con il think tank finiano Libertiamo e ha creato l’associazione Zero+ per raccogliere energie giovani tra diversi partiti. C’è anche la sua firma al manifesto di Giannino, per ora come adesione intellettuale, si vedrà nei prossimi mesi se dalla teoria si passerà alla pratica, cioè alle liste e magari al Parlamento. Di certo, spiega Falasca, “Oggi la politica è scalabile, potremmo dire che si sono ridotti i prezzi”.
C’è un punto sensibile che in questa fase viene evitato: il giudizio sul governo Monti. Il manifesto di Giannino non si sbilancerà, già proiettato sul 2013. Anche se è noto che sia Giannino che la Marcegaglia siano parecchio critici sulla performance dei tecnici. Oltre alle firme arriveranno pure i voti? Troppo presto per dirlo. Ma ieri, a Roma, Giannino partecipava a un dibattito organizzato dal giornalista Enrico Cisnetto. La sala era piena, gli applausi ci sono stati.
Il Fatto Quotidiano, 20 luglio 2012