I giovani devono imparare dai vecchi. I vecchi sono saggi. I vecchi hanno esperienza. I giovani sono inesperti e impulsivi. Quante volte abbiamo sentito ripetere queste frasi? Non c’è dubbio che vi sia della verità perché l’esperienza guida un uomo, nelle scelte anche difficili del suo percorso. 
Bisognerebbe però intendersi sullo spartiacque tra giovani e vecchi. In Italia è notorio come la linea di confine tra generazioni di giovani e di vecchi sia stata interposta nell’immaginario collettivo ad una età surreale, quasi verso i 60 anni. Diciamo che in Italia ci si considera giovani fino a cinquant’anni. Poi non si diventa improvvisamente vecchi ma “meno giovani” o “maturi”. Solo in prossimità degli 80 anni si diventa vecchi. Non prima. Il Viagra, le liposuzioni, il botulino e la chirurgia estetica diffusa ci hanno resi la caricatura di un popolo normale. Da noi il concetto di normalità è debellato per legge.
Se paghi le tasse sei straordinario. Se sei onesto sei straordinario. Se denunci un sopruso sei straordinario. Se ottieni giustizia in tempi ragionevoli sei un caso straordinario. Se fai libera informazione sei straordinario. Se critichi sei straordinario. Se sei schietto e sincero sei straordinario. Se fai politica e non sei un professionista che vive di sola politica sei straordinario. Se fai politica ed hai meno di 50 anni sei straordinario. Se sei in una posizione apicale ed hai meno di 50 anni sei straordinario. Se prendi scelte coraggiose e lungimiranti sei straordinario. Se fai politica e pensi al bene comune sei straordinario.
Vorrei tanto un Paese ordinario guidato da giovani “ordinari”. Soprattutto da giovani che abbiano 30 o 40 anni e che siano nel pieno delle loro facoltà, delle idee e delle passioni, che il senso comune non li abbia ancora abbandonati. Una generazione che sogni e che abbia il coraggio di rischiare ma che pensi da subito di avere l’obbligo morale di consegnare un Paese migliore a chi li seguirà. 
Invece in Italia in queste settimane si è ripresa la grottesca discussione del ritorno del giovane settantaseienne Berlusconi sulla scena politica e non da comprimario ma niente popò di meno che da candidato premier. S’impongono due quesiti: il primo è la mancanza di pudore nel proporsi; il secondo è l’assenza di rivolta nel Pdl che appunto non si dimostra un partito ma un ammasso di cortigiani.
Altrove il giovane Bossi bofonchia “il capo sono io” e pretende la leadership eterna. Ma che dire del giovane novantenne “napolitano a Roma” che dispensa etica, perle di grande senso dello Stato, lui che ha banchettato dalla culla alla tomba sui resti di questo Paese? Ed infine come non ricordare il giovane settantenne  Monti che ci sta piegando a spizzichi e Bocconi, insieme agli altri giovani vecchi che fingono di riformare il Paese? 
Negli altri partiti la situazione non va meglio ove si pensi che uno tra i più giovani sia  Casini, nato nel 1955, dunque prossimo ai 60 anni. 
Conosco le dinamiche di un partito e vi posso assicurare che tutti i leader italiani passano buona parte del loro tempo non a costruire un futuro migliore proponendo un’alta politica ma a segare le gambe ai nuovi leader che vi si affacciano. Un Paese guidato da meschini gerontocratici, leader del nulla ma capaci di condizionare la nostra democrazia fino a spingerla nel baratro. Con essa le nostre vite.
Se questi grandi saggi ci avessero consegnato un’Italia onesta, ben amministrata, con saldi valori ed ideali, con i conti a posto, con il patto intergenerazionale rispettato (pensioni ed equità tra generazioni), con una spesa pubblica tenuta sotto controllo, con una visione ed una guida del futuro, i giovani avrebbero accolto anche con favore il tappone che è stato messo su se stessi.
Ma questi vecchi ci hanno consegnato un Paese di macerie fumanti e cosa ancor più grave hanno amputato i sogni, le speranze, le legittime aspettative dei più giovani. Un Paese nel quale han trionfato solo egoismi nascosti da ideologie e da politica d’interesse nazionale. Un Paese ostaggio di bande di malfattori guidate esclusivamente dai propri interessi personali, di potere e di denaro.
E’ in atto uno scontro generazionale, viva iddio. Salutare, necessario, fisiologico. 
E’ ora di rivoltarsi, è ora di sviscerare il proprio sdegno, è ora di cambiare. E’ ora di mandarli a casa per sempre. E poi sarà ora di processarli, di far emergere le responsabilità, di sequestrargli i beni. Di recuperare il maltolto. E’ ora di cambiare la Storia facendo si che nei manuali compaia tutto e che nulla venga più dimenticato. E’ ora di un nuovo patto tra generazioni. Ma che a sottoscriverlo si seggano ora i 30/40enni. Non ottuagenari prossimi all’elogio. Funebre ed ipocrita.
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