Dai diritti ai gay alla condanna dell'amico Cuffaro. Il leader dell'Udc è favorevole al legittimo impedimento e molti dei suoi colleghi di partito hanno problemi con la legge. Per questo la base del Partito Democratico denuncia differenze sostanziali e non colmabili, tali da rendere impossibile un apparentamento con i centristi
Il 26 giugno sulla Stampa la Jena pone un interrogativo (retorico): “Comprereste un’alleanza usata da quest’uomo?” Il venditore era Pierferdinando Casini. L’acquirente il Pd, in primis il suo segretario Pierluigi Bersani. La risposta democratica è arrivata in questi ultimi giorni: sì. Eppure la base di centrosinistra non appare così soddisfatta, sui social network i dubbi spesso si tramutano in insulti, accuse, feroci invettive. Gli iscritti denunciano differenze sostanziali, distanze non colmabili, posizioni inconciliabili. Sarà vero? Proviamo ad analizzare punto per punto.
Matrimonio gay – Da una settimana è l’argomento che spezza in più parti il Pd. Dall’assemblea di sabato 14, quando un gruppo di delegati ha stracciato la tessera in faccia a Bersani. La colpa: non concedere il voto ai documenti che menzionavano i matrimoni omosessuali. Venerdì Pier Ferdinando Casini ha definito la sua posizione: “I matrimoni tra gay sono una idea profondamente incivile, una violenza della natura e sulla natura”.
Ingroia e Palermo – Nell’anniversario dell’attentato mortale a Paolo Borsellino, il leader dell’Udc ha detto la sua su Antonio Ingroia, pm palermitano impegnato nell’inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia: “Se dovessi essere giudicato da lui avrei qualche preoccupazione in più perché i magistrati debbono essere come la moglie di Cesare”. Bene specificare che Ingroia è l’accusa, non giudica. Comunque, lo stesso Casini, nel febbraio di quest’anno, si è detto “a favore della responsabilità civile dei giudici”.
Problemi con la giustizia – Parafrasando la sigla Udc, in Transatlantico molti parlamentari l’hanno tramutata in Unione dei Condannati. Chi sono? Lorenzo Cesa ha una pena a tre anni e tre mesi per le tangenti Anas, poi prescritta dopo l’annullamento per un vizio di forma della sentenza di primo grado. Giuseppe Drago, anche per lui una condanna definitiva per peculato (condonata). Nel Parlamento europeo siedono Aldo Patricello e Vito Bonsignore, ora nel Pdl. Il primo, già condannato a quattro mesi per finanziamento illecito, è stato rinviato a giudizio assieme al fratello Gaetano dal Tribunale di Isernia per frode nell’ambito dell’inchiesta “Piedi d’argilla” su alcuni piloni dell’Autostrada del Molise costruiti con materiale difettoso. Differente la questione per Bonsignore. Già condannato negli anni 90 assieme al segretario amministrativo della Dc Severino Citaristi per tentata corruzione, è stato condannato in primo grado a tre anni e sei mesi per la tentata scalata di Bnl da parte di Unipol. Quindi Giuseppe Naro, segretario amministrativo del partito. È sospettato di aver intascato una tangente da 200 mila euro da Tommaso Di Lernia, uomo chiave del sistema appalti per Finmeccanica.
Totò Cuffaro – Caso a parte per l’ex governatore della Sicilia, quello su cui Casini “avrebbe messo la mano sul fuoco”. Per Cuffaro la condanna definitiva è di sette anni per favoreggiamento a Cosa Nostra. Il leader dell’Udc va, sistematicamente, a Rebibbia a trovare il suo vecchio compagno di partito “e non me ne vergogno, è un mio dovere morale e come cittadino”.
Eluana Englaro – Gennaio 2009. Eluana Englaro è in ospedale. Sono i suoi ultimi giorni. Muore il 9 febbraio. Scoppia la polemica sul fine vita. Silvio Berlusconi è premier e tuona: “Ha le mestruazioni, teoricamente potrebbe avere figli”. Casini appoggia il presidente del Consiglio, lo invita “a emanare un decreto per stabilire il divieto di interruzione dei trattamenti di alimentazione artificiale su tutto il territorio italiano”. Immediato l’apprezzamento de La Destra di Francesco Storace.
Legittimo impedimento – 2 febbraio del 2010. Alla Camera arriva la legge che permette al premier e ai ministri di saltare le udienze penali che li vedono imputati. Casini dichiara: “Noi siamo favorevoli a una tutela del presidente del Consiglio, perché riporterebbe un po’ di serenità, e quindi voteremmo a favore”. I democratici accusano i centristi di “fingere di non capire la gravità del provvedimento”. Nel frattempo Berlusconi ringrazia.
Legge elettorale – Marzo 2006. È passato il Porcellum. Lo stesso Calderoli inizia a manifestare qualche dubbio rispetto alla sua creatura. Casini no: “Qualcuno polemizza con me perché sono d’accordo con il proporzionale e mi chiedono se sono pentito. Non lo sono affatto. Il proporzionale consente a ciascuno di noi di essere artefici del proprio destino”. Il leader centrista si rammarica solo per la bocciatura dell’emendamento sulle preferenze. E oggi? Il Pd pensa al doppio turno alla francese, l’Udc pensa sempre alle preferenze. Ma la questione cambia di continuo.
Rapporto con Monti – Casini lo difende a prescindere. Lo indica come leader, come unica soluzione. Lascia ventilare l’ipotesi di un Monti-bis, oltre il 2013. Dal Pd qualche dubbio, nato anche dopo le polemiche post-esodati.
Ieri – Indispettito per le (blande) reazioni dei dirigenti del Pd riguardo alla questione gay, Pierferdinando Casini ha scritto sul suo blog: “Sui temi eticamente sensibili non diamo e non accettiamo ultimatum”. Da nessuno. Anche perché, aveva precisato: “Apprezzo il lavoro di Bersani, ma il resto del Pd desta parecchia perplessità”. Su questo la base democratica pare sia d’accordo.
da Il Fatto Quotidiano del 22 luglio 2012