Dalla Libia facevano arrivare in Sicilia ‘carichi’ di uomini e donne, clandestini disperati in fuga dal loro Paese. Sulla strada del ritorno, sulle stesse imbarcazioni, viaggiavano altri carichi: armi, pesanti e leggere. Una organizzazione criminale internazionale specializzata nel trasporto di clandestini ma anche di armi ed esplosivi dello stesso genere di quelli impiegati dal terrorismo: è quella sgominata la notte scorsa dai finanzieri del Gico di Genova e Palermo in una operazione che, coordinata dalla Procura di Marsala, dal sostituto procuratore Dino Petralia, ha visto anche la partecipazione delle Fiamme Gialle della tenenza di Mazara e del nucleo operativo provinciale.
Operazione che ancora non è del tutto conclusa. In queste ore, infatti, sarebbe in corso un “inseguimento” in mare aperto che potrebbe portare al sequestro di una imbarcazione forse diretta verso la Tunisia con un altro carico di armi. Il risultato del blitz però è già importante: due arresti, un tunisino ed un marsalese, ma anche il fermo di un furgone che trasportava una vero arsenale: 110 armi tra lunghe e corte, munizioni varie, esplosivo, gas tossici, anche un piccolo bazooka.
Per quasi una settimana i finanzieri hanno seguito le tracce di questo traffico d’armi partito dalla Francia. La Procura ha anche disposto intercettazioni telefoniche e la banda, sicura del fatto suo, al telefono si è praticamente svelata. Un’opera di intelligence comunque non facile, con il pm Petralia a coordinare una operazione che, partita nell’ambito locale, ben presto ha mostrato confini internazionali. Un lavoro senza sosta per magistrati e investigatori delle Fiamme Gialle, ma che stanotte ha dato i suoi risultati. Il furgone sospetto, partito qualche giorno fa da Marsiglia, è stato intercettato alla frontiera ligure e da lì seguito nel suo viaggio fino in Sicilia, dove è stato bloccato dai finanzieri la scorsa notte su una strada statale tra Marsala e Mazara.
Una indagine che si è sviluppata nell’arco di una decina di giorni: è scattata dopo uno sbarco di clandestini avvenuto sulla costa di Capo Feto a Mazara, con magistratura di Marsala e Finanza che, indagando sugli scafisti, hanno scoperto l’altro incredibile scenario. Le intercettazioni, poi, porterebbero gli investigatori a ritenere che destinatari del carico di armi erano addirittura i ribelli libici. La criminalità organizzata internazionale insomma, secondo questi risultati investigativi, starebbe “armando” le milizie libiche cadute assieme al loro regime, quello che fu del rais Gheddafi. Indagini ancora in corso: si stanno verificando i rapporti del marsalese arrestato con le cosche mafiose della zona, se vi sono cioè punti di contatto.