Abbiamo appena finito di celebrare in maniera commossa l’anniversario di Borsellino. Il giorno dopo, il suo principale allievo e continuatore dice: “Mi dispiace, non si può più lavorare qua. Me ne vado in Guatemala”. E nessuno – salve qualche “ma no?” di circostanza – ha detto niente. I treni hanno continuato a viaggiare, i presidenti a presiedere, i giornali a far titoli, i dibattitori a dibattere e il buon popolo a indignarsi. L’unico modo in cui poteva forse sperare d’essere preso sul serio, l’allievo di Borsellino, era di saltare per aria con un quintale di tritolo. Meno di ciò questo paese non riesce ad ascoltare.
Così Ingroia se ne va, tutti sono contenti e tutto è in pace. Business as usual, lo spettacolo continua.
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