Scambio di messaggi tra il capo del settore nucleare del Department of Energy and Climate Change e le due società teutoniche E.ON e RWE. Secondo la stampa inglese questo dimostra la “contiguità” fra politici britannici e imprenditori tedeschi
“Noi continuiamo a supportarvi. Ma voi pensate che ci sia ancora spazio per il nucleare nel Regno Unito?”. Questo è il contenuto di una e-mail mandata da un dipartimento del governo britannico a due dei più grandi operatori dell’energia nucleare del panorama europeo, le aziende – entrambe tedesche – E.ON e RWE. I giornali britannici ora attaccano: questa comunicazione mandata alle imprese da Hergen Haye, capo del settore nucleare del Department of Energy and Climate Change, e cioè una diretta emanazione del governo del Regno Unito, non farebbe altro che dimostrare la “contiguità” fra politici britannici e imprenditori tedeschi. Giornali come il Guardian pubblicano il contenuto delle lettere, associazioni come Greenpeace dicono che “è ora che Cameron pensi veramente alle energie rinnovabili”, mentre il diretto interessato, Haye, sostiene che nulla di male sia stato fatto, ma che era solo un modo per coordinare una comunicazione “unitaria ed efficace” sulla questione nucleare.
Tutto avvenne pochi giorni dopo il disastro giapponese di Fukushima, l’anno scorso. Dopo la retromarcia della Germania sull’atomo, le due utility tedesche annunciarono, il 29 marzo del 2011, che avrebbero abbandonato il piano per la costruzione di due nuove centrali nel Regno Unito, Oldbury nel Gloucestershire, e Wilfey nell’Anglesey. Ma, nei giorni precedenti e successivi all’annuncio, dal Department of Energy and Climate Change partirono e-mail tese a ottenere informazioni e al contempo a rassicurare le aziende sulle intenzioni del governo britannico. Gli ufficiali governativi, infatti, erano rimasti sconcertati dalla decisione di abbandonare il piano per le nuove centrali. Era solo per Fukushima e per la scelta della Germania? Oppure era anche per qualche scelta sbagliata dell’esecutivo di Cameron? Ora queste comunicazioni sono state pubblicate, anche se solo parzialmente, in seguito a una richiesta fatta da un giornalista sulla base della legge sulla libertà di informazione e di trasparenza degli atti pubblici. E la polemica monta.
“Avete informato la politica della vostra decisione di abbandonare il progetto per nuove centrali?”. Questo scrisse Haye, chiedendo a E.ON e a RWE se avessero annunciato a Carwin Jones, primo ministro del Galles, il loro intendimento. “Lo vogliamo sapere – aggiunse – per coordinare una comunicazione unitaria ed efficace, anche nei confronti delle autorità locali. E dobbiamo anche pensare a una linea difensiva di fronte a elementi critici della questione”. Ai piani alti di Westminster si sapeva che la stampa britannica non avrebbe fatto sconti alle aziende al momento di porre le domande. E che sicuramente avrebbe chiesto a E.ON e a RWE se e come mai il governo non avesse fatto abbastanza per mantenere in vita il programma nucleare. “Credete ci sia ancora spazio per almeno un po’ di nucleare nel Regno Unito?”, Haye chiese alle dirigenze delle due imprese.
Le comunicazioni pubblicate dalla stampa, intanto, riportano anche le risposte delle aziende. “Crediamo ci sia ancora spazio per il nucleare – scrisse E.ON – e il nostro abbandono dei progetti non è dovuto alle scelte del governo britannico”. Più o meno dello stesso tono anche la risposta di RWE, qualche mattina dopo. E ora Richard George, portavoce di Greenpeace, attacca: “Queste e-mail dimostrano che il governo è colluso con le multinazionali dell’energia per cercare di gestire la comunicazione successiva al collasso delle loro speranze di costruire nuove centrali nel Regno Unito. Noi continuiamo a dirlo: il costo economico del nucleare è raddoppiato negli ultimi anni, per non parlare di quello ambientale. Il governo dovrebbe finalmente ammettere che è giunto il tempo di passare alle energie rinnovabili e pulite”. Interpellato dal Guardian, il dipartimento per l’energia e il cambiamento climatico si è difeso: “Volevamo solo capire perché avessero abbandonato il progetto delle nuove centrali. E abbiamo capito che la rinuncia non era dovuta alle politiche nucleari del governo britannico”. Come a dire, a noi è bastato questo per stare sereni.