Ci siamo ormai abituati ad associare la burocrazia all’inefficienza e al torbido. Oggi per molti di noi il burocrate è il bizantino impiegato pubblico che approfitta del garbuglio di procedure e regolamenti per esercitare un potere arbitrario, di intimidazione o di prevaricazione sul cittadino. Non c’è poi correzione del torto che la vittima possa pretendere, perché la lentezza dei tribunali e l’azione di altri burocrati rendono ogni ricorso vano.
Ma ci sono stati tempi in cui le cose non andavano così e la burocrazia era un equo strumento di azione amministrativa. Una procedura allora fatta di carte da bollo e fogli protocollo e forse già lenta, ma comunque certa. Negli stati che funzionano, la burocrazia è la silenziosa macchina che dà un significato concreto ai grandi principi dello stato di diritto e un contenuto alla democrazia. Senza la burocrazia non ci sarebbe certezza giuridica nell’amministrazione pubblica. Oggi di fronte all’inefficienza della burocrazia non si risponde con riforme e ammodernamenti del sistema amministrativo, ma con l’esternalizzazione dei servizi. Si affida a ditte private l’amministrazione di uffici pubblici. Una trasformazione in fondo piccola e apparentemente insignificante, ma che cambia completamente il rapporto del cittadino con lo stato. Perché si fanno di servizi che sono dovuti al cittadino e finanziati dal bilancio dello stato, prestazioni che devono fornire un profitto a qualcuno. Il cittadino non smette comunque di pagare le tasse per quei servizi che però ora fruttano un guadagno a un imprenditore. Inutile dire che per le imprese di servizi l’obiettivo non può essere il miglior servizio ma il più alto guadagno.
Un’esemplare degenerazione di questo sistema l’abbiamo vista recentemente in Gran Bretagna, dove il servizio di sicurezza delle Olimpiadi è stato appaltato a una ditta privata, la famosa multinazionale G4S, che dopo mesi di incertezze e confusione qualche giorno fa si è ritirata dall’impegno perché non abbastanza redditizio. Così per garantire la sicurezza delle Olimpiadi, il governo britannico ora deve ricorrere all’esercito e ai già malpagati poliziotti che dopo essersi visti decurtare gli effettivi, dovranno anche fare doppi turni. In Gran Bretagna lo stato ha già esternalizzato molti servizi di sicurezza, a cominciare dalle prigioni, con risultati disastrosi, come la fuga di decine di criminali.
Uno dei fondamenti dello stato di diritto che risale ai primordi del contratto sociale è il monopolio della violenza che lo stato esercita in vece del cittadino sulla base di una serie di leggi concordate. Ma quando uno stato esternalizza proprio quella che è una delle sue funzioni principali, cosa resta di lui? Che legittimità ha più? Che obbligo deve più vincolare il cittadino al suo contratto di rinunciare ad esercitare la violenza se lo stato stesso viola il patto? E cosa succederebbe se si esternalizzasse ogni altro servizio pubblico, magari anche i tribunali? Vivremmo non più in un sistema democratico ma in una specie di condominio dove il parlamento sarebbe una specie di assemblea dei condomini. Insomma, una proprietà privata.
L’esternalizzazione di servizi e la privatizzazione dell’apparato pubblico è un lento sabotaggio della democrazia. La burocrazia, ripulita da inutili lungaggini e pesantezze ingiustificate, è invece garanzia di imparzialità e di giustizia.