Politica

La lezione di Scalfari, amico di Napolitano e sponsor di Monti

Ieri abbiamo scoperto che si voterà a fine ottobre. Parola di Eugenio Scalfari su Repubblica, il quale ha raccontato che il presidente del Consiglio è salito al Quirinale per discutere di elezioni anticipate con il capo dello Stato. La previsione è l’instabilità politica dopo agosto, con i partiti in fermento elettorale e il governo, di conseguenza, indebolito. Allora il gioco globale della finanza, secondo Monti e Scalfari, farebbe salire gli spread e la situazione precipiterebbe.

Dal grande giornalista abbiamo poi appreso che il montismo è veramente cosa buona e giusta e va proseguito con il governo politico della “sinistra democratica con un centro liberale”, cioè Pd e UdC. Abbiamo saputo che venerdì scorso non c’è stata “un’ondata di panico” per i mercati europei e che i critici sono “specializzati nel manipolare i fatti per rendere più profittevoli le loro iniziative”.

Ancora, abbiamo imparato che “l’attacco in corso contro il Presidente della Repubblica persegue un fine di destabilizzazione al tempo stesso istituzionale e politico: vuol colpire Napolitano e indebolire Monti”. “Non a caso è portato avanti da gruppi e persone che mettono sotto accusa sia Napolitano sia Monti: Grillo, Di Pietro, i giornali berlusconiani e “il Fatto Quotidiano”». Così, Scalfari ha smontato l’ABC che regge il governo e creato un mostro d’opposizione che somiglia a La cosa, noto film dell’orrore.

Secondo il fondatore di Repubblica, poi, il capo dello Stato doveva necessariamente sollevare conflitto con la Procura di Palermo, “sulla base dell’articolo 90 della Costituzione”. Alla stessa Procura, Scalfari ha prescritto di fare “ciò che deve” e di aspettare, “solo per quanto riguarda il tema delle attribuzioni, la sentenza della Corte (costituzionale, nda) col rispetto che le è dovuto”. Quindi, il Nostro, “laurea in Legge”, ha ricordato ad Antonio Ingroia e colleghi “che le Procure cercano indizi e prove ma chi poi accerta i fatti è il giudice”. 

‘Contagio’ e ‘immunità’ sono i due concetti (patologici) dell’articolo: il primo riferito alle speculazioni finanziarie che minano l’eurozona, il secondo alle prerogative del capo dello Stato riguardo alle intercettazioni delle telefonate con Nicola Mancino.

Nel lungo editoriale, Scalfari espone in sintesi un’intervista di Mario Draghi al quotidiano Le Monde, pubblicata su Repubblica di ieri. Il succo è che la Bce 2.0, la quale non può intervenire a sostegno dei debiti sovrani, deve essere indipendente dai governi e intervenire sulla stabilità del mercato e dei prezzi; posto che al momento le stabilità non sono minacciate. Bah. Serve un’Europa federale, alla quale gli stati nazionali “cedano una parte della loro sovranità”, specie per la politica di bilancio, dell’immigrazione, delle infrastrutture, dei diritti e doveri di cittadinanza. Perciò, secondo Scalfari, occorre che il prossimo governo italiano, accetti questa ‘cessione’ – si legga ‘perdita’ – di sovranità. È indispensabile, cioè, che sia culturalmente avanzato da comprendere l’inevitabilità del processo di trasformazione dell’Europa: non più il sogno di Altiero Spinelli ma la logica di potere di Angela Merkel e amici banchieri. Questo, secondo Scalfari, è il futuro, l’unico possibile.

Ovviamente, poiché il reale è razionale, Scalfari invoca una legge elettorale che, in fretta, escluda i nemici del piano: l’antipolitica e sinistra che difendono il popolo, il lavoro e la giustizia.

Una lezione, quella di Scalfari, di rara ricchezza e crescita.